La vicenda
La anziana tra il 2015 e il 2016 aveva speso circa 50 mila euro per l’arredo della sua casa tramite i due venditori. Entrambi, pensando di avere per le mani una gallina dalle uova d’oro, hanno deciso di spingere sull’acceleratore e di non mollare la signora.
Dopo averne conquistato la fiducia, i due sarebbero venuti a Pesaro diverse volte per incontrarla e chiacchierare anche fuori dall’orario lavorativo. Telefonate e visite che hanno via via permesso ai due di entrare nelle grazie della signora. E di avanzare nuove pretese di bonifici e assegni per altre forniture. Peccato che questa volta la ditta non aveva autorizzato uno dei due e l’altro aveva cessato il rapporto di lavoro con la sua azienda.
Gli assegni
Quindi di fatto gli assegni, anche in bianco, sarebbero stati per loro e senza arredi in cambio. Prima una somma, poi la richiesta di un’altra, sempre più pressanti e insistenti. Fino a convincerla a recarsi in banca. Per il 43enne la anziana ha staccato un assegno da 1200 ma per il 58enne il bottino è stato più lauto. Ben 20.900 euro diviso in più assegni da 2700 euro fino a 9500 euro.
Titoli di credito tutti incassati secondo l’accusa. Di qui l’accusa di truffa in concorso aggravata dal fatto che la signora, vedova e sola, sarebbe stata suggestionabile e facilmente soggiogabile. Per l’accusa avrebbero approfittato di circostanze relative alla persona in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa. E di aver cagionato un notevole danno patrimoniale alla donna.
Ieri, davanti al giudice monocratico, è stato aperto il dibattimento e alla prossima udienza verranno sentiti i testimoni.
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