PESARO - Condanne confermate anche in appello mei giorni scorsi per il ristoratore che abusava delle sue ex nel locale. Due casi che riguardano un gestore di 47 anni già in carcere per violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni nei confronti della sua ex socia, con cui aveva avuto una relazione, e della ex compagna, entrambe originarie della Moldavia. Numerosi gli episodi di cui è stato ritenuto colpevole. Tra questi quello in cui ha preso per i polsi la sua ex socia 46enne, costringendola a subire un rapporto nel ristorante, nella cambusa vicino al congelatore. Il tutto mentre nell’altra sala si servivano i clienti a cena.
Il racconto
Secondo quanto raccolto dalla deposizione della donna, tutelata in sede civile dall’avvocatessa Elena Fabbri, lui si sarebbe fatto trovare nudo sul retro del ristorante.
La denuncia
Proprio all’ospedale era venuto allo scoperto quanto successo con la donna che ha raccontato tutto agli agenti della squadra Mobile di Pesaro. Lui l’aveva anche minacciata di ucciderla se lei lo avesse denunciato dicendole che l’avrebbe «disossata, sepolta viva o fatta ammazzare da un suo amico». Nel corso della perquisizione sono stati rinvenuti e sequestrati alcuni fucili da caccia, detenuti dal defunto nonno, che l’uomo aveva menzionato nel corso di una delle tante minacce. L’uomo, che ha sempre negato gli addebiti, era stato condannato in primo grado a 6 anni, pena scesa a 4 anni e 4 mesi in appello. A marzo il ristoratore era stato condannato anche a 6 anni per maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti dell’ex compagna 40enne, pena confermata in appello.
Le minacce
Sarebbe stata costretta a subire rapporti sotto le minacce. E a non raccontare della gravidanza interrotta. «Se lo dici a qualcuno ti violento, ti ammazzo e sotterro il cadavere». Episodi in cui lui le avrebbe anche detto che se non acconsentiva al rapporto, se ne sarebbe dovuta andare di casa e che l’avrebbe denunciata per abbandono di minore, visto che i due hanno anche un figlio insieme. Ma anche minacce, come quella di ucciderla e seppellirne il cadavere senza mai farlo ritrovare se lei lo avesse denunciato: «Sono stato in Somalia, non avrei problemi a farlo».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout