Guardia medica, siamo al de profundis: chiuse o con servizi a singhiozzo

Per le guardie mediche è un de profundis: chiuse o con servizi a singhiozzo
Per le guardie mediche è un de profundis: chiuse o con servizi a singhiozzo
di Luca Senesi
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Sabato 16 Luglio 2022, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 16:00

PESARO -  Vallefoglia chiusa, Mondolfo chiusa, Pesaro e Fano solo nel fine settimana (gli altri giorni va chiamato lo 0722/301344 distretto di Urbino): via di questo passo e il servizio di continuità assistenziale - ma ancora la vecchia definizione di guardia medica resiste - rischia sempre di più la naturale estinzione.

Non si trovano più i medici disposti a coprire i turni notturni, soprattutto a cifre non allettanti (23 euro lordi orari del contratto nazionale a cui va aggiunto un integrativo tra i 6 e i 16 euro sempre lordi) ed è una situazione che va avanti ormai da mesi e che rischia di radicalizzarsi, tanto più che passare per i pronto soccorso, magari in codice giallo, rischia a sua volta di creare un altro imbuto di pazienti in un altro comparto in sofferenza.E se si somma il fatto che anche le Usca (oggi Uca) sono sparite dai radar nonostante il rialzo dei contagi Covid, si capisce come quello della continuità assistenziale o domiciliare sia un settore che non è che rischia di scoppiare.


Più fronti aperti
Di fatto è già scoppiato.

E così sul lato sanità il Pd apre un altro fronte contro la Regione. Dopo l’attacco contro la riforma sanitaria che eliminerà Marche Nord di cui si è fatto portabandiera il sindaco Matteo Ricci con una mozione approvata dal consiglio comunale, i consiglieri regionali democrat Andrea Biancani e Micaela Vitri, spalleggiati dai segretari di partito, annunciano una serie di manifestazioni di protesta nei confronti di Regione e Asur, attraverso sit-in davanti alle sedi della guardia medica dove si registrano carenze. Il primo sit-in sarà venerdì 22 luglio alle 9 alla Casa della Salute di Montecchio di Vallefoglia, per poi spostarsi alle 10 alla sede della continuità assistenziale di Gabicce e Gradara. Non a caso l’annuncio arriva all’indomani dell’incontro tra il governatore Acquaroli e l’assessore Saltamartini con i sanitari dell’ospedale. Battere il ferro della sanità per farlo restare ancora rovente.

Ad annunciare il sit-in i segretari territoriali del Pd dove il servizio di guardia medica è carente o totalmente assente: Pesaro, Fano, Vallefoglia, Gabicce-Gradara e Mondavio. Spiega la segretaria del Pd provinciale Pesaro e Urbino, Rosetta Fulvi: «Dalla prossima settimana organizzeremo sit in di fronte le sedi delle guardie mediche e incontreremo i cittadini. Inoltre apriremo una raccolta di firme perché al di là della riforma regionale ci attiveremo per valutare nuove proposte».

«Sono otto i Comuni interessati da chiusure totali o parziali di questo servizio – incalza la Vitri – e i cittadini si sono resi conto della gravità della situazione che si sta creando con il pronto soccorso che, senza filtro delle guardie mediche o del pronto soccorso pediatrico, risulta intasato anche per il ritorno dei casi di Covid e per la presenza di turisti estivi. Nonostante i proclami del centrodestra ci troviamo di fronte a un depotenziamento della medicina territoriale».

La figura del medico di continuità assistenziale è poco allettante anche per la retribuzione integrativa che la Regione offre: arrivata tardivamente e non abbastanza remunerativa rispetto ai compiti da assolvere. «Se la Regione crede nella medicina territoriale - chiosa Vitri - deve richiamare medici in pensione, stabilire accordi economici adeguati, permettere ai medici con più di 750 mutuati di prestare servizio». «Due anni fa - spiega Biancani -le guardie mediche c’erano, magari eravamo carenti su liste di attesa e mobilità passiva ma il medico c’era; al pronto soccorso a lavorare erano in 40 oggi sono in 20; le ambulanze avevano medico e infermieri oggi i medici sono pochi e ancora nel reparto di psichiatria il personale si sta licenziando».

La risalita dei casi di Covid poi rende necessario anche il ripristino delle vecchie Usca (oggi Uca, unità di continuità assistenziale) cessate il 30 giugno. «Rispondendo alla mia interrogazione - puntualizza - Saltamartini ha ribadito che la Regione Marche recepisce il decreto nazionale, con la possibilita per le Usca di continuare ad operare fino al 31 dicembre a 24 euro all’ora, quasi la metà rispetto ai precedenti 40 euro: condizioni poco attrattive e penalizzanti».

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