PESARO - Un piccolo angolo di Cina in via Baviera, nel cuore del centro storico: è Mei Lin, frequentatissimo ristorante multietnico, una vera e propria istituzione in città. Ma ristoranti come Mei Lin, Wabi Sabi o Miss Sarajevo rischiano di non poter più essere ammessi in centro, in nome della crociata per il decoro lanciata dalla giunta comunale per rilanciare il centro storico e le sue attività.
«Mei Lin è il ristorante che i miei genitori hanno aperto nel 1993, dandogli il mio nome» interviene nella questione con un lungo post sulla pagina social “Sei di Pesaro Se…” proprio Mei Lin, infermiere a Londra ma che a Pesaro ha trascorso la maggior parte della sua esistenza «non credo che in trent’anni abbia rovinato il decoro del centro cittadino.
Secondo Mei Lin, è molto più lesivo del decoro cittadino i tanti cantieri sparsi per la città e la sequela di negozi sfitti che punteggiano il centro: «In via Giordano Bruno c'è il nulla cosmico, vetrine in cui la polvere si mescola alle ragnatele. È questo il degrado da combattere, relegare le botteghe etniche in strade secondarie sarebbe invece come nascondere l'amico straniero dei nostri figli per fare bella figura: non ha senso, specialmente in una città come Pesaro , che non è una metropoli e non corre il rischio di veder nascere queste temute "vie etniche": che tra l'altro potrebbero da regolamento tranquillamente nascere in altri quartieri cittadini. In centro sono indecorose e in periferia no?».
Tanti i pesaresi solidali con Mei Lin: 500 reaction al post in meno di 24 ore: «Sono rimasto piacevolmente colpito, anche persone di centro-destra si sono mostrati simpatizzanti con le mie opinioni. Forse perché anche loro mangiano il kebab»: Al video di risposta del Sindaco Matteo Ricci alla bufera scatenatasi sui social, Mei Lin ribatte: «Pesaro non è Firenze, un piano che ha senso a Firenze non per forza ha lo stesso senso a Pesaro: il degrado è causato dalla crisi economica e l’economia non migliora attraverso limitazioni e imposizioni, serve una spinta positiva con radici profonde. Il concetto di decoro non si decide arbitrariamente, bisogna avere fiducia nei consumatori locali: promuovere il prodotto locale vuol dire crederci, vuol dire credere che la piadina con prosciutto di Carpegna può essere preferita al Big Mac, nonostante ci sia l’offerta di entrambi. I sexy shop in centro? Che senso ha proibirli se di fatto da quando Pesaro esiste nessuno ne ha mai aperto uno, e per solidi motivi? A questo punto proibiamo anche stazioni di lancio Nasa» conclude sorridendo.