Mei Lin, figlio di ristoratori cinesi: «Il nostro locale non rovina il decoro, il regolamento di Pesaro è discriminatorio»

Mei Lin figlio di ristoratori cinesi a Pesaro
Mei Lin figlio di ristoratori cinesi a Pesaro
di Eleonora Rubechi
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Venerdì 28 Gennaio 2022, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 08:52

PESARO - Un piccolo angolo di Cina in via Baviera, nel cuore del centro storico: è Mei Lin, frequentatissimo ristorante multietnico, una vera e propria istituzione in città. Ma ristoranti come Mei Lin, Wabi Sabi o Miss Sarajevo rischiano di non poter più essere ammessi in centro, in nome della crociata per il decoro lanciata dalla giunta comunale per rilanciare il centro storico e le sue attività.

«Mei Lin è il ristorante che i miei genitori hanno aperto nel 1993, dandogli il mio nome» interviene nella questione con un lungo post sulla pagina social “Sei di Pesaro Se…” proprio Mei Lin, infermiere a Londra ma che a Pesaro ha trascorso la maggior parte della sua esistenza «non credo che in trent’anni abbia rovinato il decoro del centro cittadino.

Mi stupisco che un consiglio comunale di centro-sinistra, in una città che si presenta col motto inclusivo del "We Pesaro"abbia approvato senza batter ciglio un regolamento di fatto discriminatorio, basato su un’equazione tra decoro ed etnia concettualmente sbagliata e figlia di un modo di pensare superato e provinciale, che non giova ad una Pesaro già multietnica che deve guardare al futuro, non ancorarsi al passato, rischiando di chiudere una finestra su tante opportunità. Tutti possiamo contribuire alla bellezza di Pesaro, indipendentemente dalla nazionalità».

Secondo Mei Lin, è molto più lesivo del decoro cittadino i tanti cantieri sparsi per la città e la sequela di negozi sfitti che punteggiano il centro: «In via Giordano Bruno c'è il nulla cosmico, vetrine in cui la polvere si mescola alle ragnatele. È questo il degrado da combattere, relegare le botteghe etniche in strade secondarie sarebbe invece come nascondere l'amico straniero dei nostri figli per fare bella figura: non ha senso, specialmente in una città come Pesaro , che non è una metropoli e non corre il rischio di veder nascere queste temute "vie etniche": che tra l'altro potrebbero da regolamento tranquillamente nascere in altri quartieri cittadini. In centro sono indecorose e in periferia no?».

Tanti i pesaresi solidali con Mei Lin: 500 reaction al post in meno di 24 ore: «Sono rimasto piacevolmente colpito, anche persone di centro-destra si sono mostrati simpatizzanti con le mie opinioni. Forse perché anche loro mangiano il kebab»: Al video di risposta del Sindaco Matteo Ricci alla bufera scatenatasi sui social, Mei Lin ribatte: «Pesaro non è Firenze, un piano che ha senso a Firenze non per forza ha lo stesso senso a Pesaro: il degrado è causato dalla crisi economica e l’economia non migliora attraverso limitazioni e imposizioni, serve una spinta positiva con radici profonde. Il concetto di decoro non si decide arbitrariamente, bisogna avere fiducia nei consumatori locali: promuovere il prodotto locale vuol dire crederci, vuol dire credere che la piadina con prosciutto di Carpegna può essere preferita al Big Mac, nonostante ci sia l’offerta di entrambi. I sexy shop in centro? Che senso ha proibirli se di fatto da quando Pesaro esiste nessuno ne ha mai aperto uno, e per solidi motivi? A questo punto proibiamo anche stazioni di lancio Nasa» conclude sorridendo.

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