Omicidio Bruzzese, ecco il colpo di scena: atti nulli e si riparte dalle indagini

Omicidio Bruzzese, ecco il colpo di scena: atti nulli e si riparte dalle indagini
Omicidio Bruzzese, ecco il colpo di scena: atti nulli e si riparte dalle indagini
di Luigi Benelli
4 Minuti di Lettura
Giovedì 12 Gennaio 2023, 01:35

PESARO  - Omicidio Bruzzese, il processo riparte dalla fase delle indagini. Colpo di scena ieri in corte d’Assise a Pesaro nel dibattimento a carico di Rocco Versace, il 57enne calabrese accusato di omicidio in concorso, che avrebbe avuto il ruolo di pianificare l’omicidio di Marcello Bruzzese, fratello del pentito Girolamo, freddato da una scarica di proiettili il giorno di Natale del 2018 davanti alla sua abitazione, in via Bovio, nel cuore del centro storico di Pesaro. Colpa di un vizio di forma per cui l’imputato tornerà a essere un indagato anche se resterà in carcere: da rifare l’avviso di chiusura indagini, il rinvio a giudizio e gli atti del processo in corso a Pesaro. 

 
Il dettaglio tecnico


La corte d’Assise, presieduta da Lorena Mussoni, in apertura dell’udienza, ha colto un vizio di forma in cui sarebbe incappata la procura distrettuale di Ancona nel chiedere il rinvio a giudizio: l’atto formale è stato presentato nel mese di agosto 2022, durante la sospensione dei termini per il periodo di ferie, e non a settembre.

Ma perché sia valido, dopo esser stato presentato nella sospensione estiva, alcune sentenze della Cassazione dispongono che il reato per cui si procede preveda a carico dell’imputato anche l’addebito di associazione a delinquere e non semplicemente l’accusa di aver compiuto il reato per favorire la criminalità organizzata, come in questo caso. Il “distinguo” ha reso nulla la chiusura indagini, la richiesta di rinvio a giudizio e ciò che è venuto dopo la richiesta di rinvio a giudizio compreso il processo in corso. 


Resterà in carcere


Nel frattempo la procura ha richiesto una proroga dei termini di custodia cautelare per Versace. Richiesta accettata dalla corte, che ha prorogato al 4 ottobre la nuova data di scadenza. Rocco Versace resta pertanto in carcere. Nel frattempo la procura distrettuale dovrà chiudere di nuovo le indagini a suo carico, chiederne il rinvio a giudizio e ottenerlo prima di ottobre prossimo. Ieri doveva essere il giorno in cui sarebbero stati ascoltati come testi i carabinieri intervenuti in prima battuta, la moglie della vittima, una sorella e un nipote. 


Il videocollegamento


Versace era in videocollegamento dal carcere, difeso dagli avvocati Francesco Albanese e Pasquale Loiacono. «Avevamo posto questa eccezione, ora la corte ha valutato questo aspetto secondo un altro profilo. Avremo 20 giorni per poi ritornare alla fase delle indagini e successivamente all’udienza preliminare. Valuteremo anche se impugnare la questione della prosecuzione della custodia cautelare in carcere per il nostro assistito. Aspettiamo e ripartiamo». I familiari di Bruzzese si sono costituiti parte civile tramite l’avvocatessa Grazia Iannarelli e il legale Ana Odino. «Si è trattato di una interpretazione rigorosa dei principi stabiliti per quel che concerne l’associazione a delinquere – spiega Odino - Questa eccezione avrebbe potuto comportare profili di nullità più avanti nel processo, più difficili da sanare. Sono presupposti condivisibili. Vista l’efficienza della procura a breve si tornerà in udienza preliminare e avremo un nuovo processo. Certo, in questa fase si torna a prima del via, ma non perderemo molto tempo». 


Il rito abbreviato


Eccezione non valida per il processo che si sta svolgendo ad Ancona in quanto è stato scelto il rito abbreviato. Il 43enne Francesco Candiloro e il 44enne Michelangelo Tripodi (indicati dalla procura come gli esecutori materiali dell’assassinio) devono rispondere di concorso in omicidio volontario aggravato dal fatto di dall’aver agevolato un’organizzazione di stampo mafioso. In questo caso il legame contestato è quello con la cosca calabrese dei Crea, al quale apparteneva Girolamo Biagio, fratello della vittima, prima di diventare collaboratore di giustizia. Dal 2003 con le sue testimonianze alcuni membri della famiglia Crea sono stati condannati. Di qui la vendetta.

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