Mancato pagamento della tassa di soggiorno, arriva il conto: albergatore a processo, un’altra condannata

Mancato pagamento della tassa di soggiorno, arriva il conto: albergatore a processo, un’altra condannata
Mancato pagamento della tassa di soggiorno, arriva il conto: albergatore a processo, un’altra condannata
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Mercoledì 21 Aprile 2021, 05:15

PESARO  - Tassa di soggiorno non pagata, due albergatori scelgono strade diverse: uno è stato condannato l’altro rinviato a giudizio. Ma la giurisprudenza non è univoca su questo punto. Il reato contestato è quello di peculato per il gestore dell’hotel Flaminio negli anni 2014-2017. Non avrebbe versato circa 100 mila euro dell’imposta. Ieri l’udienza preliminare con il rinvio a giudizio, con l’albergatore difeso dall’avvocato Carlo Scalpelli.

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L’avvocato fa sapere che la linea difensiva è quella «dell’impossibilità oggettiva di pagare la somma dato che l’hotel era stato interessato da un fallimento».

La scelta è stata quella di affrontare il dibattimento, mentre un altro albergatore del lungomare, ieri mattina, difesa dall’avvocatessa Gemma Pirro, ha invece preferito il rito abbreviato. Non aveva versato 21 mila euro tra gli anni 2015 e 2017, poi nel corso dell’ingiunzione ha versato 12 mila euro, lasciando 9 mila euro scoperti. Il giudice ha condannato l’albergatrice a 2 anni, con pena sospesa. La difesa ricorrerà in appello. Il caso è molto controverso perché un albergatore siracusano rischiava una condanna penale per aver incassato nel 2017 e non ancora restituito al Comune l’importo, piuttosto ingente.

Le accuse di peculato erano cadute perché secondo una norma, di carattere tributario, del decreto legge del 19 maggio 2020 (decreto rilancio), «non è configurabile il delitto di peculato nella condotta del gestore della struttura ricettiva che ometta di versare al Comune le somme riscosse a titolo di imposta di soggiorno». La sentenza ha fatto giurisprudenza, ma fino a un certo punto perché per quanto riguarda le condotte antecedenti non è molto chiara l’interpretazione. Tanto che una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che la «depenalizzazione» introdotta non può avere valore retroattivo.

Dunque un bel ginepraio dato anche altri tribunali come Rimini, Roma e Perugia hanno invece assolto gli imputati. Solo una decina di giorni fa c’era stata un’altra condanna a Pesaro. L’imposta da versare era di 9000 euro, e la signora era stata accusata di peculato. Anche in quel caso la condanna era stata di due anni davanti al collegio del tribunale di Pesaro. L’avvocatessa Stefania Palma ha promesso battaglia in appello.

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