I contratti integrativi e i premi produzione rischiano di saltare per l’effetto dei rincari

I contratti integrativi e i premi produzione rischiano di saltare per l’effetto dei rincari
I contratti integrativi e i premi produzione rischiano di saltare per l’effetto dei rincari
di Luigi Benelli
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Venerdì 19 Agosto 2022, 03:50

PESARO -  Spese energetiche e inflazione. Aziende e lavoratori stretti in questa morsa, rischiano di saltare i contratti integrativi e premi produzione. Bisogna partire da un dato, ovvero che i costi delle bollette sono aumentati per le aziende. Il kw/h dai 6-7 centesimi del 2021, è salito 40-43 centesimi. Stessa sorte per il metro cubo di metano pagato il triplo dell’anno scorso a fine giugno (90 centesimi) e che oggi ha superato 1,50 euro. Tra gas ed elettricità, le aziende della nostra provincia che consumano in media 750 milioni di kwh e 50 milioni di mc di gas pagheranno nel 2022 800 milioni di euro in più rispetto al 2020 e al 2021. Un drammatico aumento che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di molte aziende. 

 
Secondo uno studio della Cgia di Mestre sfiora i 106 miliardi di euro il costo aggiuntivo che le imprese italiane subiranno quest’anno a causa dei rincari di energia elettrica e gas.

In 12 mesi luce si parla di +220% e gas +274%. Se nel 2019 il costo medio dell’energia elettrica ammontava a 52 euro per MWh, nei primi sei mesi del 2022, invece, si è attestato a 250 euro (+378 per cento). Per il gas, viceversa, se tre anni fa il costo medio era di quasi 16 euro per MWh, nel primi sei mesi del 2022 il prezzo ha sfiorato i 100 euro (+538 per cento). La stima regionale parla di 3,4 miliardi di euro spesi dalle aziende marchigiane nel 2022 per fronteggiare costi di luce e gas. Nel 2019 erano 1,039 miliardi. In tutto questo vortice di rincari l’inflazione è al 7%. Maurizio Andreolini, segretario provinciale Cisl, commenta la situazione nel territorio.

«E’ un momento delicato, le aziende energivore faticano a stare al passo con le spese. I rincari sono fortissimi e i margini si assottigliano. Questo accade soprattutto nelle ditte dove il consumo di gas ed elettricità dei macchinari utilizzati è molto alto. E ha un riflesso anche sui lavoratori, in particolare sui contratti integrativi. Ogni anno come sindacato discutiamo di una quota che possa finire in tasca al personale in forma di denaro o servizi e mai come quest’anno il bisogno è alto. L’inflazione è aumentata e il potere d’acquisto si è ridotto. Ma vediamo che le aziende non destinano la quota sperata, hanno un budget davvero ridotto. E questo ha conseguenze sui lavoratori che potrebbero trarre beneficio e respirare. Sarà un autunno caldo e le trattative continueranno, ma le premesse sono molto delicate».

Tutto confermato da Paolo Ferri, segretario Filca Cisl, settore che segue edilizia e legno in provincia. «E’ una situazione difficile perché le aziende stanno soffrendo per l’aumento dei costi energetici. La priorità è mantenere la forza lavoro e per fortuna registriamo solo poche richieste di cassa integrazione di 6 settimane. Ma il tema del contratto integrativo non è secondario anche se in questo momento i tavoli sono congelati. Parliamo di un welfare importante che fornisce buoni spesa alle famiglie, convenzioni con asili e servizi. Un fattore che aiuta i lavoratori e che non deve essere tralasciato. Insisteremo anche se in questa fase non c’è budget».

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