Rincari di bollette e materie prime, situazione al collasso. Gli imprenditori puntano sulla riorganizzazione del lavoro

Le aziende pesaresi in difficoltà per il costo dell'energia
Le aziende pesaresi in difficoltà per il costo dell'energia
di Letizia Francesconi
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Lunedì 7 Febbraio 2022, 06:30

PESARO - Con gli aumenti delle materie prime e il rincaro pesante del costo dell’energia, la vera “sfida” per gruppi e imprese artigianali o industriali, è la risposta che il sistema impresa può dare al peso degli aumenti generalizzati. «Non si può pensare di fermare oggi la produzione, nonostante rincari e difficoltà che accomunano i diversi settori produttivi – rimarca Daniele Livi, amministratore delegato del gruppo Fiam Italia – ma non è così automatico né praticabile. Non per tutte le attività è possibile riorganizzare di sana pianta i turni di lavoro, per fruire magari in determinate fasce orarie di un costo dell’energia più basso. E così si stringono i denti e si va avanti».

Solo per citare alcuni imprenditori del territorio come Vittorio e Daniele Livi, Luigino Gambini (Meccanica Gambini) Gianfranco Tonti (Ifi) o Giacomo Dini (Biemmegi) che vanno dal settore del vetro e degli arredamenti fino alla meccanica di precisione, la vera “partita”, in attesa di misure del Governo più strutturate, si gioca nel riuscire comunque a portare avanti la produzione. 


I numeri
Sulla base degli ultimi dati elaborati dal settore energia di Confartigianato imprese Pesaro-Urbino, si vede come il prezzo medio dell’energia a gennaio 2022 è stato di 223,99 euro (megawatt/ora) contro i 60,71 euro sempre calcolati sul consumo di watt orario del gennaio 2021.

Il prezzo medio del gas invece a gennaio 2022 è stato di 86,65 euro (megawatt/ora) contro i 19,88 del gennaio 2021. 


L’impatto
Per tutta la meccanica pesarese l’aumento dell’energia incide in alcuni casi, anche più del triplo. Per non parlare delle grosse difficoltà anche nel rifornimento delle materie prime. «La situazione che stiamo vivendo – aggiunge Giacomo Dini di Biemmegi meccanica di precisione – la si può definire quasi drammatica. Basti pensare che un nostro fornitore di alluminio con sede a Brescia non accetta più ordini, perché a sua volta non riesce ad approvvigionarsi. Tutto ciò rallenta la produzione e pesa sui ricavi soprattutto per le piccole e medie realtà, come la nostra. La maggior parte del materiale di cui ci riforniamo per le nostre lavorazioni, hanno subito aumenti anche del 150 per cento. Su energia e gas subiamo invece gli aumenti senza poter fare nulla di rilevante». «Il conto è presto fatto – riferisce Luigino Gambini dell’omonima Meccanica Gambini – l’ultima bolletta elettrica ricevuta poche settimane fa, ha raggiunto un importo di 50 mila euro contro i 23 mila euro precedenti agli aumenti. Per un certo tipo di aziende e di imprenditori si parla di una media di 30 mila euro o più di aumento».


La testimonianza
«Bisogna capire come cavalcare una situazione come questa – rilancia Gambini - l’aumento del costo del materiale non significa sempre e per forza doverlo ricaricare sul prezzo finale di vendita, o almeno non nel nostro caso. Per salvare proprio la componente della meccanica di base stiamo portando avanti un’analisi dei costi di produzione. Un’arma a disposizione delle imprese per combattere i rincari è proprio una riorganizzazione del modo di produrre, per capire dove riusciamo a migliorare la tempistica di lavoro e con un costo inferiore, ma per far questo è importante per una media azienda, avere del personale non solo specializzato ma formato, cosa non facile. Nell’immediato riassorbiremo i costi senza caricare sul prezzo. Il maggior costo va assorbito nei macchinari o programmando investimenti che consentono di portare risparmi. Un esempio? Una parte dell’impianto fotovoltaico sulla copertura di parte dell’edificio della Gambini va rifatto per essere così più efficienti e abbattere i costi anche con strumenti alternativi». 


La risposta
Ci sono realtà che per rispondere al peso dei rincari lavorano a turni nei festivi, altre che in alcune fasce orarie, per esempio dalle 7 alle 9 del mattino, non utilizzano a pieno regime i macchinari, ma per ora osserva Gambini modifiche nella produzione non sono previste, se non prima di una verifica interna. Dello stesso avviso anche Daniele Livi di Fiam: «Abbiamo cercato di studiare nuovi turni di lavoro o rimodulati, dove il costo orario dell’energia consumata risulta minore in certe fasce ma non sempre è fattibile, e ciò rende ancora più complicato gestire una situazione come questa. Il gruppo Fiam in questo momento ha tanto lavoro in produzione e non possiamo fermarci. Per esempio per la lavorazione del vetro abbiamo turni la notte per i forni ma in un turno non possono lavorare più di due persone. L’auspicio più immediato sarebbe un aiuto concreto e significativo dal Governo per restare almeno nei margini. Non è possibile aumentare i prezzi sulle nostre produzioni in modo schizofrenico. Ecco perché prevedo ancora un paio di mesi molto duri. Su tutto un dato, con questi rincari c’è una perdita netta del 15 per cento sui fatturati».

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