«Ho un milione bloccato» e si piazza a casa dell'anziana prosciugandole il conto: condannata, ma la truffa è prescritta

Pesaro, «Ho un milione bloccato» e si piazza a casa dell'anziana prosciugandole il conto: condannata, ma la truffa è prescritta
Pesaro, «Ho un milione bloccato» e si piazza a casa dell'anziana prosciugandole il conto: condannata, ma la truffa è prescritta
di Luigi Benelli
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Mercoledì 5 Maggio 2021, 10:01

PESARO - Doveva appoggiarsi in quella casa un paio di giorni, perché aveva perso i documenti. Ma fa credere alla proprietaria di avere un milione di euro vincolati in Svizzera come garanzia. E, a poco a poco, inizia a prosciugarle il conto. Alla fine la donna va a processo per circonvenzione di incapace, ma la sentenza è agrodolce. E’ la storia di una 43enne di Reggio Calabria che è stata ospitata da una signora di Tavullia che all’epoca dei fatti aveva 66 anni. Come prima cosa le ha fatto credere di essere stata derubata di documenti e soldi e di non potersi permettere l’albergo.

Ma i giorni passavano e la 43enne è rimasta saldamente in casa, un soggiorno che si è prolungato per ben due lunghi anni.

Un lasso di tempo in cui ha potuto mettere in pratica il suo piano. 

Due anni in casa

Ha fatto credere alla pensionata di avere un lauto conto in Svizzera, circa 1 milione di euro, che avrebbe potuto sbloccare di lì a poco. Ma soprattutto le ha raccontato che la sua attività consisteva nel comprare materiale a poco prezzo da ditte fallite e rivenderlo a prezzo pieno. Per fare questo si è fatta prestare 43mila euro da chi l’aveva accolta in casa, alleggerendo così il conto della vittima. La signora era convinta che si trattasse solo di un prestito e che avrebbe rivisto il denaro una volta sbloccato il milione di euro. La povera vittima ha prima riscattato dei buoni fruttiferi per elargire i primi 14mila euro. Poi altri 15mila euro presi in contanti dalla cassaforte. Ma così non è stato perché il raggiro sarebbe andato avanti ancora un po’. Già, perché la 43enne ha chiesto di aprire un conto corrente a proprio nome, cedendo la delega delle operazioni alla imputata. Aveva detto di non poterlo aprire perché aveva avuto dei protesti, ma che il milione avrebbe sistemato tutto. Così facendo la donna ha avuto la disponibilità di un blocchetto degli assegni che ha utilizzato per ben 18 volte per un totale di 24mila euro. Ma il conto era vuoto e tutti i titoli non sono andati a buon fine con una serie di destinatari infuriati. Ovviamente non con la 43enne, ma con la povera pensionata. Che si è ritrovata una serie di lamentele. Il giochino è durato due anni, poi la signora di Tavullia ha scoperto tutto e chiesto che le fosse restituito tutto e che gli assegni andassero in copertura. Ma come risposta la 43enne ha reagito con delle minacce. «Se parli con mio padre di tutta questa vicenda ti seppellisco viva». E ancora: «Se vai dai carabinieri con gli assegni in mano, ti faccio vendere e perdere la casa. Stai attenta». La querela è andata avanti e la 43enne è finita a processo con l’accusa di circonvenzione di incapace aggravata dal fatto che la donna era ospite nell’abitazione della signora, abusando quindi del suo stato psichico. Poi l’accusa di minacce. Ieri in tribunale l’ultimo atto. Il reato è stato però riqualificato in truffa ed è finito in prescrizione, con un non luogo a procedere.

l risarcimento

L’imputata è stata condannata per le minacce a 1 mese e 10 giorni con la revoca della sospensione della pena per una precedente condanna per truffa. Il giudice ha imposto l’obbligo di risarcire la vittima che era difesa dall’avvocato Enrico Cipriani. Sono state anche revocate le ingiunzioni degli assegni protestati. L’imputata era difesa dall’avvocato Aldo Nocito.

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