Pesaro, truffa in Libia, soldi nascosti
a San Marino e bancarotta: 4 nei guai

Pesaro, truffa in Libia, soldi nascosti a San Marino e bancarotta: 4 nei guai
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Venerdì 30 Giugno 2017, 16:14
PESARO – Avevano mandato materiale per la costruzione di un impianto di depurazione a Misurata, in Libia. Peccato che avessero inviato solo merce di scarto e che avessero dirottato gli incassi su una società fittizia sammarinese, eludendoli al fisco e facendo fallire la società madre. La guardia di Finanza ha denunciato 4 imprenditori pesaresi e sequestrato loro beni per 2,3 milioni di euro.
La Guardia di Finanza di Pesaro ha portato a termine le indagini relative all’operazione di servizio denominata “Misurata”, effettuata nel settore dei reati fallimentari, dei reati contro il patrimonio e dei reati tributari. Le complesse indagini, sono iniziate nel corso del 2014 da una denuncia querela a firma del legale rappresentante di una società con sede a Misurata (Libia) operante nel settore petrolifero, che segnalava la condotta truffaldina di due soggetti residenti in Pesaro e Vallefoglia, titolari di una società pesarese, la Tecnobrum S.r.l., che aveva rapporti di fornitura commerciale con la società querelante. Il motivo della denuncia era da ricercare nel fatto che i due imprenditori pesaresi,  B.G. di 80 anni e B.R. di 48 anni, nel periodo dal 2009 al 2011, tramite la loro società Tecnobrum ., avrebbero simulato una fornitura di materiale per la costruzione di una centrale di depurazione acque nella città di Misurata, del valore di circa 9 milioni di euro, inviando in loco prodotti di scarto in sostituzione del materiale indicato nei vari contratti stipulati con la società libica. Nel febbraio del 2014 la stessa società pesarese, che nel frattempo aveva cambiato amministratore nominando un cittadino di origine senegalese S.M.D. di 55 anni, è stata dichiarata fallita su istanza della stessa società libica. L’attività investigativa svolta dalla Guardia di Finanza di Pesaro permetteva di accertare che la condotta truffaldina in danno della società libica era stata attuata anche mediante la falsificazione dei certificati di ispezione rilasciati da una società tedesca, ignara della contraffazione, necessari ad attestare la bontà del materiale inviato. Veniva inoltre accertato che parte dei pagamenti provenienti dalla Libia erano stati dirottati verso conti sammarinesi gestiti da un terzo membro della famiglia pesarese, B.G.L, di anni 52 che nella Repubblica di San Marino operava attraverso una società finanziaria. Inoltre, con la dichiarazione di fallimento, erano stati occultati alla curatela i libri e le scritture contabili della società, che sono stati ricercati nel corso di diverse perquisizioni locali e personali eseguite dalle Fiamme Gialle pesaresi presso la società fallita e presso le abitazioni dei soggetti indagati. Le indagini hanno così portato alla denuncia dei n. 4 soggetti sopra citati per i reati di truffa aggravata, bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale. Inoltre veniva accertata l’omessa dichiarazione dei ricavi per oltre 6 milioni di euro per l’anno 2012 da parte della Tecnobrum e l’omesso versamento delle relative imposte dovute. il Giudice per le Indagini Preliminari di Pesaro ha concesso un decreto di sequestro preventivo sino all’ammontare dell’imposta evasa pari ad euro 1.630.939 che ha portato al sequestro di un immobile sito in Vallefoglia (PU), due autovetture, disponibilità finanziarie rinvenuti nei conti correnti e quote societarie di sei società, tutti riconducibili ai citati imprenditori di Vallefoglia ed al cittadino senegalese. 
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