Il tribunale del lavoro annulla il licenziamento: «Il biologo esodato deve tornare in servizio»

Pesaro, il tribunale del lavoro annulla il licenziamento: «Il biologo esodato deve tornare in servizio»
Pesaro, il tribunale del lavoro annulla il licenziamento: «Il biologo esodato deve tornare in servizio»
di Silvia Sinibaldi
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Sabato 27 Marzo 2021, 08:10

PESARO - Il dirigente biologo Massimo Valentini tornerà in servizio nel Laboratorio analisi dell’Azienda ospedali Marche Nord a far data dal 15 ottobre 2020 e sarà reintegrato con la stessa qualifica e le stesse mansioni ricoperte prima del licenziamento. Lo ha stabilito un’ordinanza emessa il 25 marzo dal giudice del lavoro Maurizio Paganelli del Tribunale di Pesaro

La vicenda

Una storia esplosa lo scorso 15 ottobre quando, nonostante tre richieste da parte del professionista di autorizzazione alla permanenza al lavoro oltre il limite del 40° anno di servizio effettivo, presentate nell’aprile, nel settembre e nell’ottobre del 2020, la mattina del 16 ottobre Valentini si recò nel laboratorio e trovò disattivati tutti gli strumenti di lavoro. Qualche giorno dopo, il 22 ottobre, Valentini ricevette una formale diffida dall’utilizzare gli strumenti di laboratorio e dall’accedere nei locali dell’Azienda. Nessuna risposta alle tre richieste di permanenza in servizio ma una diffida che ha messo il dirigente nella condizione effettiva di esodato. Infatti Valentini, ritenendo ingiusto e illegittimo il pensionamento coatto, non ha mai presentato domanda di quiescenza. In piena pandemia, nel marzo del 2020 la dirigenza ospedaliera su sollecitazione di Valentini (dal 2016 direttore dell’unità operativa semplice dipartimentale Diagnostica ad alta complessità) gli ha affidato anche la direzione e il coordinamento del modulo di diagnostica molecolare virologica fino al termine dell’emergenza pandemica. L’incarico ricoperto da Valentini ha avuto un ruolo strategico nella individuazione, monitoraggio e prevenzione del contagio da Covid, in un contesto come quello del marzo 2020, in cui la provincia di Pesaro era tra le più colpite dell’intero Paese. Il 7 ottobre 2020 il Consiglio dei ministri deliberò la proroga dello stato di emergenza al 31 gennaio 2021 posticipando di fatto l’incarico che Marche Nord aveva affidato a Valentini. Da precisare che, nel ruolo di dirigente di diagnostica ad alta complessità Valentini aveva ricevuto dall’Azienda una proroga del contratto fino al 31 agosto del 2022. 
La richiesta del dottor Valentini, rappresentato dall’avvocato Luca Morena, fa perno sull’articolo 30bis della legge 126/2020 che rende possibile tale permanenza in servizio non solo ai dirigenti medici ma anche ai dirigenti sanitari e non concede all’Azienda da cui dipendono, la facoltà di vagliare la domanda. L’unica premessa è la volontà del professionista di rimanere in servizio. Tali norme vanno contestualizzate nell’ambito dell’emergenza sanitaria determinata dal Covid in una situazione di strutturale mancanza di personale sanitario nell’intero sistema nazionale, ed in particolare di personale altamente professionalizzato. Semplice no? Ma l’Azienda tira diritto in una situazione che sollecita l’interesse pubblico, suscitando grandi perplessità quando diventa fatto noto che, altri colleghi del dottor Valentini, tanto a Marche Nord quanto a Torrette si erano visti approvare analoghe richieste. 
L’ordinanza
«Il giudice - spiega l’avvocato Morena - ha applicato la normativa alla lettera, riconosciuto il principio di diritto sostanziale del ricorrente come diritto soggettivo escludendo dunque la discrezionalità dell’Azienda. Credo di poter dire che si tratta di un’ordinanza equa». Sono passati cinque mesi in cui tante voci a favore di Valentini si sono alzate, sono state presentate interrogazioni in Comune e in Regione e persino un invito del sindaco Ricci rivolto a Marche Nord per il suo reintegro. Quando Valentini si dichiarò pronto a tornare al lavoro anche gratuitamente, accolsero con pubblico favore la sua proposta tanto il direttore generale Maria Capalbo, quanto il direttore sanitario Edoardo Berselli ma, stando alle dichiarazioni di quest’ultimo, per riportare Valentini a Marche Nord non si poteva ricorrere ad altro che un vago contratto di collaborazione. 
Il sindacato
«Esprimo parole di gioia - commenta a caldo il segretario provinciale della Cgil, Roberto Rossini - perché Massimo Valentini è un nostro storico iscritto ma soprattutto perché un professionista del suo calibro, in particolare in questa fase pandemica, è importante che possa fare la sua parte. Salta all’occhio però l’incongruenza fra l’evidenza dei fatti e i tempi burocratici per stabilirla. Ancora una volta l’interpretazione burocratica delle norme ha avuto prevalenza sulla sostanza dei fatti. E in questa situazione emergenziale, opporre alla richiesta legittima di un professionista di restare in servizio, attraverso un’interpretazione parziale delle norme alla fine bocciata da un giudice del lavoro, appare ancora più grave visto che il sindacato aveva già informato l’azienda di ritenete errata quella interpretazione. A lenire questa amarezza la soddisfazione di riportare un professionista là, dove c’è bisogno di lui».
Valentini dovrebbe rientrare al lavoro lunedì.

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