La “signora Wolf” risolveva i problemi ma in realtà s’intascava soltanto i soldi dei clienti

La “signora Wolf” risolveva i problemi ma in realtà s’intascava soltanto i soldi dei clienti
La “signora Wolf” risolveva i problemi ma in realtà s’intascava soltanto i soldi dei clienti
di Luigi Benelli
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Mercoledì 20 Gennaio 2021, 04:20

PESARO  - Si occupava di aste immobiliari, eredità, finanziamenti. Ma lei dall’albo dei commercialisti era stata radiata nel 2014 e ad essere stati truffati ci sono 12 pesaresi. Tutti costituitisi parte civile nel processo che si è aperto ieri a carico di Agata Rota, sedicente commercialista accusa di truffa ed esercizio abusivo della professione. 


Accusato in concorso anche un pesarese di 57 anni.

Le storie sono diverse, tutte riunite in un unico fascicolo. Lei è conosciuta in mezza Italia per aver portato avanti pratiche simili anche in altre regioni, tanto che ora è già in galera per precedenti condanne a 6 anni e 1 mese. Tra i casi quello di un signore a cui aveva fatto credere falsamente di poter risolvere un pignoramento. Si era fatta pagare 2000 euro presentandosi con un biglietto da visita artificiosamente creato rispetto alla sua affidabilità professionale. Nello stesso caso si era finta anche avvocato per poter avviare una trattativa privata di estinzione di un debito. In un’altra situazione era entrata in contatto con una famiglia per curarne l’eredità.


Secondo l’accusa non svolse alcuna attività a fronte dei 2000 euro ricevuti, Poi c’è il caso di chi voleva aprire un agriturismo e si è affidato alla signora Rota e al suo contatto pesarese. Hanno pagato ben 24.500 euro per vari rimborsi spese, premi assicurativi e l’apertura di un finanziamento agevolato in una banca Svizzera. Tra gli acquisti anche quello di un trattore all’asta. Non è tutto, perché ha fatto persino credere agli imprenditori di poter accedere a finanziamenti europei, da porre anche in garanzia per altri finanziamenti in una banca del territorio. Un giro di finte mail e carte bollate in cui indicava come finanziamento a fondo perduto di ben 50 mila euro, mai esistiti. I due imputati si sarebbero accaparrati per questa pratica 11.500 euro.

C’è dell’altro perché c’è chi si è rivolto alla donna per poter rottamare le proprie cartelle esattoriali ed estinguere i pignoramenti dei suoi beni. Lei si sarebbe intascata quasi 7000 euro. Ma il debito era tutt’altro che estinto. A un’azienda con una posizione debitoria di 1,2 milioni di euro, aveva offerto la possibilità di ridurre la somma da restituire al 20% se avesse aperto un finanziamento da 400 mila euro. Ma il titolare, insospettito, non è andato avanti. Lei è accusata comunque di esercizio abusivo della professione e anche di sostituzione di persona per aver inviato false generalità a nome di studi contabili e di avvocati. Sospetti che anche altre persone finite nella rete della signora hanno iniziato a tramutare in denunce. 


Come quella di un pesarese che voleva investire nel mattone. I due imputati gli avrebbero offerto la possibilità di acquistare due case all’asta fingendosi consulenti commerciali. Ma si sono fatti consegnare 40 mila euro tra spese notarili, caparre ma delle case neanche l’ombra. Come per un immobile in viale Trieste, per il quale la Rota si sarebbe fatta consegnare 19 mila euro come deposito cauzionale. «Un modus operandi già visto in Italia e che ha portato a condanne – spiega l’avvocato Enrico Cipriani che assiste alcune vittime dei raggiri – cercheremo di andare fino in fondo e far riavere i denari ai clienti».

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