Lo sfratto della famiglia Moneti, salta ogni mediazione e la proprietaria della casa chiede un risarcimento

Lo sfratto della famiglia Moneti, salta ogni mediazione e la proprietaria della casa chiede un risarcimento
​Lo sfratto della famiglia Moneti, salta ogni mediazione e la proprietaria della casa chiede un risarcimento
di Miléna Bonaparte
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Lunedì 27 Marzo 2023, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 15:11

PESARO - È saltato ogni tentativo di mediazione della Prefettura e resta sempre più acceso lo scontro sullo sgombero della casa di Soria tra la famiglia di Alessandro Moneti, che ancora ci vive e chiede tempo fino al 1º giugno per il trasloco, e la nuova aggiudicataria dell’abitazione pignorata e venduta all’asta, in seguito al fallimento della ditta appartenuta al padre del ragazzo disabile. Ora la controparte, che rivendica la legittima proprietà, ha richiesto ai Moneti, attraverso l’avvocato Adriano Buffoni, un risarcimento di 7.500 euro per le spese legali e l’affitto che ha dovuto sostenere nell’ultimo anno.


Il contesto


Un caso umano quello di Alessandro nel quale, più delle carte bollate, dovrebbe parlare il cuore, dal momento che sono coinvolti nella drammatica vicenda un giovane agricoltore in carrozzina, 26 anni, vittima di un pirata della strada, e il fratellino minorenne Leonardo.

Per giunta in un contesto di grave disagio economico dei genitori che, per pagare la riabilitazione del figlio, si sono indebitati e d’altra parte il papà Giuseppe, che assiste il disabile nella vita quotidiana, ha dovuto lasciare il lavoro.


Proprio per questo, nei giorni scorsi, il prefetto Emanuela Saveria Greco aveva convocato gli avvocati delle parti insieme ai diretti interessati e al Comune, che aiuta la famiglia con i contributi previsti dal patto di assistenza, per trovare un punto d’incontro. Tentativo fallito: non solo il custode della esecuzione immobiliare, l’avvocato Alberto Pratelli che esegue l’ordine a nome del tribunale, ha confermato per venerdì lo sgombero della casa, ma adesso c’è anche il risarcimento dei danni. 


È noto che i Moneti hanno trovato una nuova abitazione in affitto nel quartiere di Loreto e, in base al contratto stipulato con la proprietaria, entreranno nella casa solo a partire dal 1º giugno per poi realizzare i lavori di adattamento alle esigenze di Alessandro. Ma la situazione adesso si è ancora più complicata. 

I tentativi


«Nonostante l’intervento del prefetto e del Comune - dichiara Alessandro -, la controparte vuole 7.500 euro per le spese legali sostenute, a suo dire, per farci restare fino al 31 maggio nell’appartamento che dobbiamo lasciare. Accordi zero, insomma. Chiaramente noi non abbiamo nessuna intenzione di pagare questa somma, non troviamo nemmeno la parola giusta per definire questo “vezzo” della nuova proprietaria. Con tutto ciò vorrei nuovamente sottolineare l’accanimento nei nostri confronti e l’impossibilità di trovare un accordo che vada bene a tutti». 
E il ragazzo disabile torna a chiedere tempo: «La data del 1º giugno fissata nel nostro contratto d’affitto che abbiamo prontamente firmato e depositato per la nuova abitazione - aggiunge Alessandro -, ci permetterebbe in teoria anche di avere tutto il tempo necessario per apportare le modifiche che la casa necessita, adattandola alla mia disabilità. Invece adesso gli avvocati ci richiedono 7.500 euro perché, a loro dire, sono gli oneri sostenuti da giugno dell’anno scorso, quando è stata aggiudicata la casa, fino a giugno di quest’anno, più i 2.500 euro delle spese legali. L’unico modo per stroncarla sarebbe liquidare la cifra, ma noi non abbiamo questa disponibilità economica».


La data


Il ragazzo ricorda infine che lo «sgombero è confermato per il 31 marzo. È questa la data che ha fornito il custode giudiziario Pratelli. Ma i lavori nel nuovo appartamento non possono ancora partire perché c’è la proprietaria che ci vive. Per il momento è stato reso disponibile soltanto il garage dove sistemare le nostre cose, in modo da iniziare almeno il trasloco. Gli avvocati non ci vogliono venire incontro, è ormai chiaro, non c’è un minimo di umanità nei nostri confronti». 
 

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