PESARO È un luogo semplice la cripta di San Decenzio, ma di profonda grazia e forza evocativa, il vero cuore del cimitero finito nell’oblio e in preda all’incuria. Lo storico sito, ospitato nei sotterranei della chiesa forse più antica di Pesaro, da cinque anni è chiuso ai visitatori e, nonostante i restauri, è stato di nuovo imbrattato da murali e scritte vandaliche.
Il percorso
Il Comune ha studiato un progetto per valorizzare la cripta in un itinerario a cielo aperto, che si vorrebbe rifare al cimitero parigino di Père Lachaise, che comprende anche le tombe monumentali in cui riposano famiglie nobiliari, come i Ruggeri, Mamiani, Della Rovere, Mosca, scrittori, musicisti e artisti pesaresi, a partire dal poeta dialettale Pasqualon. Ma non se ne sa più niente. Dal 2017 l’accesso alla cripta è sbarrato da un cancelletto e non è visitabile nemmeno la soprastante chiesa di San Decenzio, negli esiti finali settecentesca, un tempo basilica, poi abbazia (secondo studi recenti la cattedrale è sempre stata solo Santa Maria Assunta, il duomo).
Rappresenta quindi una occasione preziosa per ammirare la Cripta nel contesto del cimitero, la visita guidata organizzata per sabato alle 16,30 dal gruppo ”Pesaro walking” in collaborazione con l’associazione femminile Fidapa, la Federazione italiana donne arti, professioni e affari. Sarà Elena Bacchielli, guida turistica abilitata della Regione, ad accompagnare la comitiva.
La passeggiata
«Una passeggiata nell’area monumentale del cimitero - spiega Raffaella Vori, presidentessa di Fidapa -, per conoscere la storia del luogo, dalla nascita fino alle trasformazioni avvenute negli ultimi anni, con un’attenzione particolare rivolta alla Cripta posta all’interno di quella che fu l’antica basilica dei santi Decenzio e Germano, luogo suggestivo e poco conosciuto».
La stratificazione
L’architettura della chiesa è assai composita avendo subito diverse modifiche: dopo l’edificazione romanica iniziale, che aveva sede fuori dalle mura della città, nella seconda metà del Trecento c’è stato l’intervento gotico. Le linee neoclassiche rimaste fino a oggi si devono infine al pesarese Giannandrea Lazzarini che vi operò nel 1787.