Pesaro, Sabrina uccisa in casa:
adesso spunta il movente dei soldi

Pesaro, Sabrina uccisa in casa: adesso spunta il movente dei soldi
di Lorenzo Furlani e Luigi Benelli
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Giovedì 19 Luglio 2018, 11:08

PESARO - Tra Zak e Sabrina oltre all’amicizia c’era una questione di soldi. Lo dicono due persone che conoscevano bene la vittima dell’efferato delitto di via Pantano: il suo fidanzato e un amico. «Zakaria probabilmente aveva un debito con Sabrina», hanno confidato agli inquirenti sin dalle prime ore delle indagini. E ora che l’immigrato 38enne ha ritrattato la sua confessione, negando di essere l’assassino di quella che ha definito la sua migliore amica, le indagini della squadra mobile si concentrano sull’unico aspetto rimasto sfocato nella ricostruzione dell’omicidio: il movente
I nuovi accertamenti sono volti a chiarire il rapporto tra Sabrina Malipiero, commessa 52enne graziosa e minuta, e Zakaria Safri, marocchino di 38 anni senza un lavoro fisso, ora in carcere per l’accusa di aver ammazzato la donna e, più che principale, ancora unico sospettato dell’inchiesta.
  
Un rapporto che sembra segnato dalla cocaina, che Zakaria ha detto di aver assunto prima del delitto insieme a Sabrina e che non aveva portato lui in quella casa.
La mano gonfia tra indice e pollice e il graffio sul petto di Zakaria Safri oggi saranno oggetto di riscontro da parte del medico legale Adriano Tagliabracci, che esaminerà tutto il corpo dell’accusato, dopo l’autopsia prevista stamattina sulla vittima. Il consulente dovrà verificare la compatibilità di quei segni con le ferite sul corpo di Sabrina e con l’ipotesi di una sua reazione all’aggressione subita. Aggressione molto violenta con pugni al volto che le hanno provocato anche la caduta di un dente e due coltellate al collo, che sono state la causa della sua morte per dissanguamento.
Gli inquirenti vogliono blindare l’indagine raccogliendo ulteriori elementi probatori contro l’immigrato, noto per precedenti di danneggiamento e violenza privata (decreto penale e patteggiamento), oltre che per un trattamento sanitario obbligatorio, che ne segnalerebbero una personalità violenta, nonostante la sua avvocata lo conosca come persona timorosa e sensibile.
La nuova versione di Zak spariglia le carte in tavola. Dopo la confessione in cui aveva detto di avere ucciso Sabrina ma di non sapere perché e di non ricordare più nulla perché aveva tirato cocaina, ha ripreso la sua prima versione: «Sono arrivato nella sua casa quando lei era agonizzante. Cercate fra le sue frequentazioni».
Ma gli investigatori già durante la conferenza stampa di lunedì avevano parlato di «elementi probatori robusti». Riguardo al movente la procura aveva parlato di «sospesi in ballo», «co-moventi», «una pluralità di elementi che, sommati al consumo di cocaina, hanno portato Zak a perdere il controllo di sé, a colpire con violenza e più volte al viso la vittima e a ucciderla con un coltello preso in cucina». Sui segni sul corpo del marocchino il difensore Defendini minimizza: «Sono ferite e contusioni che si era procurato già prima e uno dopo».
Ed è proprio la difesa a puntare ora sugli accertamenti tecnico scientifici: ha chiesto di controllare le telecamere lungo il percorso stradale fatto venerdì da Safri; di cercare con il sistema elettronico di posizionamento il telefonino della vittima, potenziale miniera di informazioni, che Safri ora sostiene di non aver preso; di controllare la compatibilità degli schizzi di sangue sulla maglia dell’accusato con la dinamica dei colpi inferti e quella contraria del coltello estratto dal corpo. Insomma, la parola fine del giallo ancora non è stata scritta.

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