Assalto choc in centro per rubare la valigia piena di gioielli del rappresentante: rapinatori presi

Assalto in centro per rubare la valigia piena di gioielli del rappresentante: rapinatori presi un anno dopo
Assalto in centro per rubare la valigia piena di gioielli del rappresentante: rapinatori presi un anno dopo
di Simonetta marfoglia
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Sabato 16 Aprile 2022, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 14:55

PESARO - Avevano rapinato il rappresentante della borsa gonfia di gioielli in pieno centro, in piazzale Carducci, per poi fuggire in moto e lasciare il 56enne derubato sotto choc, privo del suo campionario da oltre 30mila euro.

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Accadeva giusto un anno fa, il 15 aprile 2021, e ieri, esattamente 365 giorni dopo, la squadra mobile diretta da Eleonora Cognigni, ha chiuso con il compasso investigativo un cerchio a tutto tondo sulle indagini con l’arresto della banda. Si tratta di tre napoletani, tra i 40 e i 50 anni, senza fissa occupazione, ritenuti responsabili, del furto con strappo - questo il termine esatto - e per questo colpiti da un’ordinanza di custodia cautelare che li ha raggiunti agli arresti domiciliari dove si trovano per reati simili. Ci sono voluti 12 mesi per arrivare a conclusione di un caso che dagli appigli iniziali aveva tutte le caratteristiche per essere complicato: due rapinatori avevano colpito in velocità, con i caschi integrali a celare le fattezze dei volti.
Il rompicapo
Uno aveva sorpreso il rappresentante alle spalle mentre stava deponendo la borsa con i gioielli in auto, l’altro aspettava il complice con la moto accesa.

La vittima aveva annotato la targa ma i numeri memorizzati erano inservibili. E la stessa targa è risultata poi clonata. Gli agenti della squadra mobile avevano iniziato a visionare le telecamere di videosorveglianza installate dal Comune nella zona e da quei pochissimi frame hanno iniziato la certosina ricostruzione. Un rompicapo: in un’immagine si vedevano i due malviventi in fuga sulla moto lungo piazzale Garibaldi, poi un secondo fotogramma mostrava di nuovo il motociclista ma solo. Dove era finito il passeggero? L’aveva caricato una terza persona, il complice, che lo aspettava in zona stazione a bordo di un’auto a nolo con cui si sarebbero allontanati da Pesaro per poi ricongiungersi in una zona più sicura. «Parliamo di trasfertisti, gente esperta e professionista - chiosa il dirigente della squadra mobile Eleonora Cognigni - come possiamo dedurre dal loro modus operandi. Per individuarli e identificarli abbiamo dovuto incrociare i pochi frame che avevamo a disposizione nelle primissime fasi, subito dopo il fatto, con le tecniche investigative di nostra competenza. Un lavoro di squadra complesso ma che ha dato i suoi frutti, non dimentichiamoci che questo genere di reati innesca sempre un certo allarme sociale». E così partendo dalla manciata di immagini impresse dalle telecamere, e finendo con accertamenti su tutto il territorio nazionale la polizia è riuscita a ricostruire il prima e il dopo del terzetto.

Dati incrociati

Ovvero il pedinamento della vittima prima di colpire (in un altro fotogramma si vede il malvivente in attesa in via Curiel), la targa della moto clonata, il soggiorno la sera precedente in un hotel della zona di Bologna disponendo di documenti falsi, il noleggio di un’auto che doveva fungere da mezzo in appoggio e risultato essere un veicolo affittato a Napoli. Gli investigatori della squadra mobile, con il coordinamento della Procura hanno ricostruito un quadro definito «fortemente probante» tanto che il gip ha emesso nei loro confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari. Gli indagati sono stati rintracciati a Napoli dove sono risultati già sottoposti alla medesima misura per fatti analoghi messi a segno in altre località d’Italia.

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