Botte e minacce di morte, divieto di avvicinamento. Una vita d’inferno per l’ex e i loro due figli

Squadra mobile in azione
Squadra mobile in azione
di Luigi Benelli
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Mercoledì 4 Maggio 2022, 07:55

PESARO Le botte e le minacce di morte, tanto da essere costretta a chiudersi a chiave in camera per difendersi dall’ira del suo convivente. Per il momento la sua denuncia le garantisce che lui le stia almeno lontana. È scattato infatti il divieto di avvicinamento per un pesarese di circa 50 anni.

Nell’ambito delle attività di contrasto del fenomeno dei maltrattamenti in famiglia, personale della Polizia di Stato in servizio alla Squadra Mobile ha eseguito un’ordinanza che contiene le misure cautelari personali dell’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento alla persona offesa, compagna convivente dell’indagato, nonché a tutti i luoghi dalla donna frequentati. La vicenda nasce da un rapporto di convivenza, all’interno del quale sono nati due figli, deterioratosi nel corso degli anni a un punto tale da renderne impossibile il sereno proseguimento della vita famliare. La quotidianità era, infatti, diventata per la donna un vero e proprio incubo, con continue offese verbali, aggressioni fisiche con conseguenti lesioni e minacce di morte, tali da procurarle condizioni di vita difficili e da costringerla a chiudersi a chiave in camera e a evitare di avere ospiti a casa. 


La denuncia presentata dalla vittima, ricorsa alle cure del pronto soccorso del San Salvatore a seguito dell’ennesima aggressione, nonchè i successivi approfondimenti investigativi svolti dalla Squadra Mobile, hanno consentito di fornire alla Procura della Repubblica di Pesaro gli elementi necessari all’emissione nei confronti di colui che ora è l’ex convivente, di un’ordinanza di contenente le misure cautelari dell’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento e di comunicazione con la parte offesa.

La semplice inosservanza anche solo di una delle misure cautelari può comportare l’immediata applicazione di misure coercitive più gravi fino alla custodia in carcere.

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