PESARO - Era il ragioniere di una officina meccanica. Ma oltre a prelevare dal conto dell’azienda i soldi dello stipendio, avrebbe preso importi simili e se li sarebbe intascati. Con l’accusa di truffa è finito a processo un ragioniere pesarese di 60 anni.
L’accusa
Secondo l’accusa l’uomo avrebbe prelevato indebitamente ingenti somme di denaro tra il marzo 2018 e l’ottobre 2019 per una cifra pari a 81.500 euro circa. Il professionista si occupava in via esclusiva dell’amministrazione della ditta e della sua contabilità. Contestualmente al bonifico ricevuto come stipendio, ne faceva uno identico per sé. Come riusciva? Emetteva numerose ricevute bancarie per crediti inesistenti o per crediti superiori a quelli riportati in fattura nel tentativo di procurarsi la liquidità necessaria per effettuare gli illeciti bonifici a se stesso o comunque per dissimulare le sue condotte. Ma l’ammanco di 80mila euro è stato scoperto e il titolare ha chiesto conto della cosa. Lui avrebbe giustificato l’emissione delle ricevute bancarie ritenendo opportuno emetterle per procurare liquidità all’azienda. Il tutto per un eccesso di zelo. Ma la cosa non squadrava e il titolare ha denunciato tutto.
Il rapporto di lavoro si è chiuso e l’uomo non avrebbe più risposto al titolare della ditta.
Il giudizio
Ieri il ragioniere è stato condannato davanti al giudice monocratico a 1 anno e 8 mesi più una multa di 5000 euro. Non c’è sospensione condizionale ed è stato deciso anche che l’imputato deve liquidare una provvisionale alla parte civile di 82.570 euro più le spese processuali. L’imputato era difeso dall’avvocato Antonio Fraternale.