PESARO - L’auto danneggiata con l’acido, gli appostamenti fuori casa e nei pressi di un negozio. Un incubo reiterato. A finire sul banco degli imputati è un uomo pesarese, sulla cinquantina, accusato di atti persecutori nei confronti del nuovo compagno della ex.
L’uomo ha riferito che l’auto era stata prima scalfita con una sorta di punteruolo e in un’altra occasione con dell’acido.
Il punteruolo
Ma senza prove rilevanti, la procura ha archiviato il caso e si sta procedendo per stalking.
Fare leva
Un rapporto caratterizzato anche dall’assunzione di alcol da parte di lei. Cosa su cui ha fatto leva l’avvocato dell’imputato. La donna, al momento della denuncia, ha parlato di una ventina di episodi in cui lui avrebbe tentato di soffocarla, dandole anche dei pugni in faccia. Per tre volte la 45enne si era rivolta al pronto soccorso dove però non dichiarava chi era stato a colpirla. Condotte che hanno determinato un clima familiare invivibile. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata una notte in cui lei alle 3 aveva chiesto al marito di comprare le sigarette. Lui l’aveva allontanata mettendole una mano in faccia e la donna ha dato in escandescenze. Così per calmarla era uscito, ma al suo rientro lei ha iniziato a scagliargli addosso degli oggetti e gli aveva detto di aver chiamato il 118 tanto che lui era finito a dormire in auto. All’arrivo dei carabinieri la donna non presentava segni di violenza, piuttosto un forte alito alcolico. Dopo essersi fatta refertare, aveva chiamato il marito per riportarla a casa. Un caso delicato, tanto che lei ha avuto un Tso per uno stato d’ebbrezza. Il pm ha chiesto 1 anno e 4 mesi, mentre il giudice ha assolto l’uomo difeso dall’avvocato Carlo Rampino.
Strumento pianificato
«Ritengo esecrabile il femminicidio che in Italia ha purtroppo numeri importanti – spiega Rampino - una attenta analisi ed uno studio dettagliato sulle dinamiche di separazione ci rivelano che spesso la carta utilizzata per le querele è diventata un abile strumento pianificato per raggiungere obiettivi molto diversi da quelli dichiarati. Nel caso che ci occupava oggi la richiesta di rimessione degli atti alla procura per calunnia sarebbe stata doverosa, ma il mio cliente nonostante sia stato sotto processo prima da indagato poi da imputato, non se l’è sentita di denunciare la madre di sua figlia nonostante le calunnie surrettiziamente perpetrate nei suoi confronti».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout