PESARO Bloccata dentro l’ascensore e colpita con un pugno in faccia. È la storia burrascosa di una coppia peruviana pesarese, già balzata alle cronache. Ieri un nuovo capitolo con una condanna per il 45enne. I fatti sono diversi e i capi di imputazione erano di violenza privata, molestie, mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice. L’uomo, ormai separato, non accettava la fine del rapporto e un giorno si è piazzato sul pianerottolo di casa bloccando l’ex, 35enne, nell’ascensore.
Non solo le avrebbe impedito di uscire ma l’avrebbe colpita con un pugno al volto che le hanno causato lesioni allo zigomo giudicate guaribili in 7 giorni. Poi le molestie, anche nelle ore della notte. Si presentava all’esterno dell’abitazione nel tentativo di incontrarla.
I precedenti
Azioni che hanno provocato turbamento nella donna, per le molestie subite. Una volta avrebbe suonato ripetutamente il campanello a mezzanotte, svegliando anche i figli minorenni. Ma gli episodi sono diversi perché l’uomo si presentava a casa per vedere i figli anche nei giorni in cui non era consentito. Tale insistenza ha portato a violare le disposizioni del tribunale di Pesaro. Una delle volte avrebbe seguito la ex e i bambini per poi rivolgere insulti e offese alla donna. «Prostituta, mi hai rovinato la vita».
Lo stalking
Ma nei giorni successivi al verdetto del giudice aveva continuato a sentire la ex, con troppa insistenza. Messaggi, chiamate, senza tregua. Tanto che era partita una nuova denuncia per atti persecutori. Così il giudice aveva emesso un divieto di avvicinamento alla ex fino a 100 metri, altrimenti sarebbero scattate misure pesanti. Lei in aula aveva raccontato che lui si sarebbe intascato i contributi di maternità per i figli. Poi era passato anche alle mani. Una prima volta un calcio allo stomaco, con la donna finita in ospedale con cinque giorni di prognosi. Il tutto sarebbe successo anche davanti ai figli minorenni.
I referti
Fino ad arrivare alle violenze, chiedendo ai figli di andare nell’altra stanza per poi abusare della donna. I referti medici erano finiti tra gli atti. Le querele erano diverse tanto che i capi di imputazione risultavano otto.