PESARO - Gli avevano offerto della marijuana in cambio di un anello, ma l’obiettivo era il Rolex. E l’avevano preso a bastonate. Si è aperto davanti al collegio del tribunale di Pesaro il processo nei confronti di un 22enne nigeriano accusato assieme ad altri quattro stranieri, rimasti ignoti di rapina e lesioni.
Il fatto risale a giugno 2020 quando un 28enne pesarese stava aspettando davanti all’arco del Parco Miralfiore l’arrivo della sua fidanzata.
L’obiettivo
Hanno sferrato l’attacco e buttato a terra il 28enne riempiendolo di botte e in particolare colpendolo con un bastone a una gamba. Il giovane ha urlato e ha provato a difendersi finchè è riuscito a scappare. Il gruppo non è riuscito a strappare il prezioso orologio e si è disperso tra la vegetazione, ma gli ha comunque preso una collana di Cesare Paciotti. Il ragazzo è finito in pronto soccorso dove i medici hanno redatto un referto sulle contusioni e traumi ricevuti, giudicati guaribili in 5 giorni. Solo il giorno successivo il pesarese ha sporto denuncia ai carabinieri che hanno iniziato a lavorare sul caso partendo da descrizioni sommarie degli aggressori. In particolare uno di loro è finito sotto la lente di ingrandimento e, i carabinieri della compagnia di Pesaro, a distanza di qualche settimana lo hanno denunciato e diramato una richiesta di ricerca a livello nazionale. Si tratta di un nigeriano di 22 anni, già noto per reati come resistenza a pubblico ufficiale, spaccio ed estorsione. Un ragazzo su cui pendono anche altre indagini dei carabinieri sempre legate al mondo della droga. Durante le investigazioni è emerso come il ragazzo era considerato, all’epoca dei fatti, uno dei leader dello spaccio al parco Miralfiore. Una sorta di capobranco tra i vari piccoli pusher della zona. Trovati tutti gli elementi essenziali per poterlo incastrare, come video e testimonianze, le sue foto sono state anche riconosciute anche dal ragazzo aggredito, così è scattata la denuncia per la rapina e le lesioni. Il problema è che la lunga lista di precedenti, ha fatto sì che il nigeriano cambiasse aria e fuggisse da Pesaro. Non voleva finire nella rete delle forze dell’ordine, così è diventato irreperibile. A gennaio scorso le sue tracce sono apparse a Senigallia. Lo straniero è difeso dall’avvocato Mauro Paolinelli.
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