Tormenta il cognato al telefono: «Sei l'amante di mia moglie, ti ammazzo»

Decine di telefonate al giorno per tormentare il cognato: «Sei l'amante di mia moglie, ti ammazzo»
Decine di telefonate al giorno per tormentare il cognato: «Sei l'amante di mia moglie, ti ammazzo»
di Luigi Benelli
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Venerdì 2 Dicembre 2022, 04:20 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 07:56

PESARO - L’ospitalità e il prestito. Poi le telefonate di minacce, fino a venti al giorno per svariato tempo. E così un 40enne di Napoli è finito a processo per minacce aggravate nei confronti del cognato, un uomo sulla cinquantina, marito della sorella. 

Una storia che inizia nel 2020 quando marito e moglie ospitano per un periodo a Pesaro il 40enne. I rapporti all’inizio erano buoni tanto che il 50enne aveva anche prestato al cognato, in un momento di difficoltà economica, circa 15 mila euro, cifra che non è mai stata restituita.

Rapporto incrinato


Ma è proprio durante il periodo di ospitalità che qualcosa si incrina nel rapporto familiare tra i due.

Il 40enne se ne va e una volta tornato in Campania sono iniziate le minacce telefoniche nei confronti del cognato. Prima una voce anonima da un numero sconosciuto che accusava il pesarese di essere stato l’amante della moglie del 40enne. Poi chiamate più specifiche e minacciose. Tante telefonate, come ricostruito ieri in aula dalla parte offesa, ascoltato come teste davanti al giudice monocratico. Fino a venti al giorno, un assillo senza fine. Un vero tormento. E il tenore delle frasi era questo: «Non mi sono dimenticato di te, ti porterà il conto, ti sto aspettando». E ancora: «Ti ha salvato il Covid, ma ricordato che sei un uomo morto che cammina». 

La denuncia


Alla fine il cognato così è andato dai carabinieri a denunciare il parente acquisito portando agli inquirenti anche le registrazioni delle telefonate, con le minacce che non lasciavano dubbi. Ma nonostante la segnalazione alle forze dell’ordine il 40enne non si era fermato, anzi. «Mi sei andato a denunciare? Ricordati che sei un uomo morto - lo ha apostrofato - L’ho giurato sui miei figli. Vengo e ti ammazzo. Ti incendio la casa con tutti i tuoi famigliari dentro». Un racconto di telefonate e minacce costanti. «Prima ti sparo nelle gambe, ti faccio piangere e poi ti ammazzo». 
La vittima si è costituita parte civile tramite l’avvocatessa Silvia Pantanelli che nel corso del processo chiederà anche un risarcimento civile. L’udienza è stata aggiornata. 

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