Inchiesta Vertical bio, assolti tutti i 23 imputati: per i giudici le prove non sono sufficienti

Il tribunale di Pesaro
Il tribunale di Pesaro
di Luigi Benelli
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Sabato 17 Dicembre 2022, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 13:37

PESARO - Maxi processo per l’inchiesta Vertical bio. Tutti assolti i 23 imputati e le 6 società finite nell’inchiesta. Il collegio del tribunale di Pesaro è uscito con la sentenza di assoluzione per insufficienza di prove rispetto alla contestazione dell’associazione a delinquere. Secondo l’accusa si parla di prodotti agricoli falsamente certificati come biologici. 

I fatti

I fatti contestati risalgono al periodo dal 2007 al 2013 e dopo due anni di udienza preliminare, iniziata nel novembre 2016, erano stati rinviati 25 tra imprenditori e certificatori, per il reato di associazione per delinquere trasnazionale finalizzata alla frode nell’esercizio del commercio, e di 6 aziende del settore biologico, che rispondono di illecito amministrativo perché il reato sarebbe stato commesso nel loro interesse.

L’indagine era stata svolta dalla Guardia di Finanza di Pesaro e dall’Ispettorato repressione frodi del Ministero delle politiche agricole. 


Per l’accusa, con la complicità di due istituti di certificazione sarebbero state importate dai Paesi dell’Est Europa e anche di Sud America, Africa e Asia nel mercato italiano e dell’Unione europea, soprattutto per il comparto zootecnico, 350mila tonnellate di mais, soia, grano, colza e semi di girasole fintamente bio, per un fatturato di circa 126 milioni di euro. Il provento illecito è stato calcolato in 32 milioni di euro. Di questa somma è stato sequestrato dalla Finanza l’equivalente di 23 milioni finalizzato alla confisca in caso di condanna. Secondo gli inquirenti il sistema di frode consolidato nel tempo consisteva, in una prima fase, nella quale veniva operata la produzione di granaglie in Paesi terzi, quali Moldavia, Ucraina, Kazakistan, che venivano qualificate come “biologiche” dagli organismi di certificazione situati nei medesimi Paesi ma controllati dai soggetti italiani strettamente collegati e/o cointeressati agli imprenditori titolari coinvolti nella frode. 
Successivamente le granaglie venivano importate in Italia, talvolta anche con l’interposizione di una società maltese che provvedeva a sdoganare la merce ed introdurla all’interno dell’Unione europea, eludendo in tal modo i rigidi controlli previsti nel territorio italiano. 
Si è prescritta gran parte dei reati fine, come la frode in commercio, ma è stata confermata l’accusa di associazione per delinquere transnazionale (il codice prevede pene da 3 a 7 anni di carcere) nei confronti di due presunti distinti sodalizi. Due imputati hanno patteggiato due anni di reclusione, godendo della sospensione della pena. La posizione di altri due era stata stralciata perché non sono stati mai rintracciati. Per i 23 imputati rimasti a processo erano state chieste pene complessive per 96 anni di carcere.

La conclusione: tutti assolti, ecco chi sono

Ieri l’assoluzione per Bruno D’Aprile, Augusto Mentuccia, Franco Bozzola, Giampaolo Romani, Marcello Federici, Carlo Gavino Sechi, Rossano Grimaldi, Alessandro D’Elia, Daniel Ciubotaru, Luigi Valdinoci, Amelio Caputo, Antonio Becciu, Roberto Lilliu, Roberto Guardigli, Andrea Bandini, Riccardo Garoia, Paolo Massocco, Luca Bilò, Adriano Monagheddu, Michele Giorgio Forteleoni, Marcello Grimaldi, Pancrazio Valastro, Luca Gelmetti. Esclusa anche la responsabilità per le sei società: F.A.Zoo Mangimi srl, azienda di alimenti zootecnici di Chiusa di Ginestreto a Pesaro; Fratelli Grimaldi & C. snc di Acquaviva Colle Croce (Campobasso); Romani spa di San Giorgio Piacentino (Piacenza); Bozzola spa di Casaleone (Verona). Alcuni avvocati si sono sciolti in un abbraccio ed erano commossi. 

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