Parenti serpenti, pugno del padre alla figlia e scatta la rissa tra congiunti: ennesimo processo per la famiglia "litigiosa"

Parenti serpenti, pugno del padre alla figlia e scatta la rissa tra congiunti: ennesimo processo per la famiglia "litigiosa"
Parenti serpenti, pugno del padre alla figlia e scatta la rissa tra congiunti: ennesimo processo per la famiglia "litigiosa"
di Luigi Benelli
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 6 Ottobre 2021, 07:40

PESARO - Parenti serpenti è il detto. E forse calza a pennello per questa famiglia protagonista in più processi per minacce, molestie e ieri per lesioni e atti persecutori. Fascicoli separati, ma che raccontano la difficile convivenza tra fratelli e genitori tanto che c’è già stata una prima condanna dal giudice di pace per le minacce e un proscioglimento invece per le molestie.

Ma ieri di nuovo in aula per accuse più pesanti: stalking e botte. Moglie e marito vivono al primo piano, mentre sopra risiedono il fratello con la moglie e i genitori. Un rapporto difficile, tutt’altro che idilliaco perché secondo l’accusa il padre, 83enne, il fratello e la moglie di 47 e 43 anni avrebbero compiuto atti persecutori verso la sorella e suo marito. Continui rumori, schiamazzi, grida, oggetti fatti cadere sul pavimento. In più viene contestato un controllo ossessivo di ogni loro movimento all’interno degli spazi condominiali. 

«Ti ammazzo se non vai via»

Ad ogni richiesta di smetterla, le risposte erano tutt’altro che accomodanti, ma aggressive o minacciose. Cose che avrebbero portato la coppia a una convivenza molto difficile e non serena. Parole che sono diventate sempre più pesanti fino a minacce come: «Ti uccido» e ancora «Io ti ammazzo, dovete andare via». Frasi che hanno spinto marito e moglie a vivere in uno stato d’ansia e di timore per la propria incolumità, costringendoli ad alterare le proprie abitudini di vita.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un’aggressione. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, tutto era nato per una discussione sugli spazi condivisi dello stabile. 

L’aggressione

Così il padre dopo aver detto «Ti ammazzo, brutta str…» ha sferrato un pugno in faccia alla figlia. Le grida hanno richiamato il marito e il fratello. Il coniuge ha cercato di separare i due ma ha ricevuto un colpo al braccio, tale da fargli cadere il cellulare con il quale voleva chiamare i soccorsi. Poi un pugno alla schiena. Marito e moglie volevano riparare in casa, ma sarebbero stati ostacolati nell’apertura del portone tanto che il fratello ha mollato uno schiaffo alla sorella. I due sono andati al pronto soccorso e sono stati giudicati guaribili in sette giorni, lei per la ferita al labbro e alla guancia, lui per le contusioni e i graffi alla schiena e al braccio. Di qui l’accusa per lesioni. 

Il centro antiviolenza

Il processo si è incardinato, Elena Fabbri si è costituita parte civile per i coniugi. «Sono diversi procedimenti che testimoniano la difficile convivenza. La donna si è rivolta anche al centro antiviolenza per lo stato d’ansia che gli è stato procurato. Vedremo nel proseguo del dibattimento cosa succederà. Un caso spinoso tanto che i coniugi vorrebbero vendere casa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA