PESARO - «Una notte d’inferno». E’ il commento a caldo del dottor Umberto Gnudi dopo l’ennesimo episodio da trincea accaduto mercoledì sera al Pronto soccorso del San Salvatore quando un 23enne, sotto l’effetto di un mix di alcol e droga, si è scagliato contro medici e infermieri di turno. Pugni, calci e sputi, e i locali dell’emergenza disastrati dall’aggressività del giovane vinto solo da un robusto intervento di sedazione (ricoverato in ospedale ieri stava ancora dormendo), unito all’arrivo della polizia.
Bilancio pesante
Ma, alla fine, il bilancio è pesante: un infermiere si è fratturato la spalla, un altro si è preso un cazzotto in faccia, altri hanno dovuto subire spinte e spunti e si sono fatti refertare.
Forza sovrumana
Il giovane sembrava avesse una forza tale che i due operatori non riuscivano a controllare, ed è stato necessario l’intervento di altri operatori e dello stesso direttore del Pronto Soccorso Gnudi, rimasto poi bloccato per un’ora e mezza solo sul paziente per opportuna sorveglianza visiva, mentre il reparto era gremito di persone, circa una trentina in attesa di assistenza. L’aggressione ha coinvolto in totale cinque infermieri del Pronto soccorso, di cui uno ha riportato una frattura alla spalla. A nulla è servito l’intervento di sedazione a breve durata, poiché passato l’effetto del farmaco, il ragazzo ha ripreso nuovamente ad aggredire il personale, tanto da dover rendersi necessario l’intervento delle forze dell’ordine. «E’ stata una notte infernale – ha ribadito Gnudi – non è ammissibile che il nostro personale, impegnato giorno e notte con grande spirito di abnegazione nella cura e nell’assistenza dei numerosi pazienti che affollano il nostro reparto, debba subire un simile trattamento, sono emotivamente molto scosso. In una sola notte abbiamo trattato oltre 40 pazienti e non è stato facile nemmeno trovare un posto per il ragazzo che, vista la situazione di emergenza in cui viviamo, doveva essere isolato in attesa dell’esito del tampone, dal momento che non era nemmeno vaccinato. Purtroppo non è la prima volta che i nostri medici e sanitari si trovano a dover fronteggiare episodi simili. Tutto ciò poi acuisce il carico che sopportiamo da quasi due anni per l’emergenza Covid».
Questione sicurezza
«In Pronto soccorso – conclude il dottor Gnudi – già è presente un addetto di vigilanza privata disarmato, che non può intervenire per operazioni di polizia. La chiamata alla centrale operativa viene fatta premendo un pulsante rosso di allarme posto sotto le postazioni fisse del Triage, che consente l’intervento di una pattuglia. Per avere un posto di polizia fisso interno sono necessari criteri definiti da una legge nazionale che né il Pronto soccorso di Pesaro né quello di Fano possiedono».
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