Pesaro, la storia si ripete all'ospizio
lager: morti e arresti pochi anni fa

Pesaro, la storia si ripete all'ospizio lager: morti e arresti pochi anni fa
di Silvia Sinibaldi
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Sabato 15 Dicembre 2018, 11:19

MONDAINO - Sono stati trasferiti in una struttura di Rimini 34 dei 36 anziani trovati nella casa di riposo La Collina di Mondaino che a distanza di 17 anni torna a essere l’ospizio dell’orrore. Le due anziane ricoverate subito dopo il blitz all’alba di giovedì stanno meglio, una è già stata dimessa dall’ospedale di Rimini.
Mentre proseguono le indagini dei carabinieri che nell’ultimo sopralluogo alla struttura hanno trovato ulteriori drammatiche conferme di quanto vi accadeva all’interno, ci si chiede come possa essere accaduto che una donna come Maria Luisa Bulli possa aver ottenuto per le sue strutture (una per gli anziani, l’altra per i malati psichici) l’accreditamento dall’Area vasta pesarese e dall’Ausl riminese che hanno disposto in più occasioni il ricovero dei pazienti a Mondaino.
La Collina infatti è esattamente la stessa struttura che nel gennaio del 2001 fu chiusa per una serie di episodi gravissimi tra i quali sei decessi inspiegabili.
  
Allora si chiamava Montebello, fu aperta nel 1997 nell’albergo-ristorante di proprietà della famiglia Bulli. Maria Luisa gestiva la casa di riposo insieme al fratello Ettore. In seguito agli eventi nel 2002 la struttura cambiò nome diventando appunto La Collina e fu gestita per alcuni anni da una cooperativa di Gallarate. Poi il ritorno sulla scena di Maria Luisa Bulli che dopo aver visto la sua condanna per i fatti del 2001, scesa da 14 anni a 2 anni e 8 mesi, aveva beneficiato di un condono, tornando libera.
Senza farmaci salvavita, spesso sedati, privati delle terapie loro assegnate, con il deposito dei presidi sanitari come pannoloni, garze e detergenti, chiuso a chiave, gli ospiti pagavano una retta che variava tra 1300 e i 1700 euro al mese. In una determina dell’Area vasta 1 che risale al maggio scorso, per l’inserimento di un paziente nella struttura La Collina che risulta gestita da Cloe Srl Unipersonale, l’allora direttore Giovanni Fiorenzuolo (che sarebbe andato in pensione poco dopo) stabilì un importo complessivo per sette mesi di degenza di 7.557 euro (bolli su fattura esclusi) che confermano orientativamente il costo della retta.
La struttura, del valore di 2 milioni di euro, è stata messa sotto sequestro data momentaneamente in gestione all’Asl in attesa che gli anziani vengano ricollocati in altre case di riposo. Allo stesso tempo, sono in corso i sequestri dei saldi dei conti correnti della Bulli che, nel corso della perquisizione nella sua abitazione, è stata trovata in possesso anche di 8 fucili e di 4 pistole. Al momento in carcere si trova solo Maria Luisa Bulli, mentre il suo braccio destro Riccardo Bruno è ai domiciliari. Altre 4 persone hanno l’obbligo di firma tra le quali l’infermiere pesarese Tommaso Serafini e l’ operatrice socio sanitaria albanese residente ad Urbania.

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