Pesaro, uccise la moglie, Cangini lascia la cella per limiti di età: «Sono solo, preferivo stare in carcere»

Un interno della casa circondariale di Villa Fastiggi
Un interno della casa circondariale di Villa Fastiggi
di Luigi Benelli
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Giovedì 22 Settembre 2022, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 10:10

PESARO - Incompatibile per età e salute con il regime carcerario, Vito Cangini ha lasciato il carcere di Villa Fastiggi ed è tornato a casa. L’80enne reo confesso dell’omicidio della moglie Natalia Kyrychok, 61 anni ucraina, cuoca di un ristorante a Misano, era stato condannato lo scorso maggio a 24 anni di reclusione. 

La difesa

Gli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi hanno depositato una istanza per chiederne gli arresti domiciliari visto il cagionevole stato di salute dovuto all’età. Istanza accolta, Cangini è tornato a casa da circa un mese con braccialetto elettronico. Aiutato da alcuni familiari, vive comunque solo e ai suoi avvocati avrebbe confessato di star meglio in carcere piuttosto che isolato e senza compagnia. Nel frattempo gli avvocati stanno preparando il processo d’appello per tentare di ridurre la pena a Cangini. 
La moglie era stata uccisa nella notte tra il 25 e il 26 dicembre nell’abitazione di Fanano di Gradara, una piccola frazione di poche abitazioni, con 12 coltellate, una delle quali ha raggiunto cuore e polmone, cosa che le ha provocato la morte. Cangini era apparso in aula una volta, durante la quale aveva letto una lettera per la moglie. 
Tutto scritto a penna, letto in maniera composta, con le lacrime agli occhi, la voce fioca, un rosario azzurro attorno al collo. «Chiedo scusa, ho sempre amato mia moglie.

Fino alla scorsa estate non avevamo mai litigato. Ho avuto paura di passare la mia vecchiaia da solo. Ho sempre cercato di essere una brava persona e per colpa mia ora sono solo. È vero che stava fuori casa, giocava alle macchinette e aveva un altro uomo, però il problema non si risolve con la morte. Provo grande dolore a ripensare a quella morte: un incubo, non riesco a trovare pace». 

Il pentimento

E ancora: «Chiedo scusa a mia moglie e alla famiglia. Con mia moglie sono morto anche io. Mi manca molto». Cangini era geloso e convinto che la moglie avesse un’altra relazione. Quella notte è scoppiata la lite furiosa per un rapporto sessuale promesso, ma declinato. Lui aveva bevuto molto. Poi, si è messo a dormire col cadavere a terra, in camera, e una volta svegliatosi al mattino ha fatto colazione, ha preso il suo cane ed ha fatto una passeggiata. Ha iniziato a bere e ha confessato l’omicidio prima a un vicino di casa, invitandolo a chiamare i carabinieri. Poi al datore di lavoro della moglie, il suo presunto rivale in amore. Qui è scattato l’allarme che ha portato i militari a casa di Cangini. 

La resa

All’arrivo a casa nella serata di Santo Stefano, l’uomo ha aperto la porta ai carabinieri e ha subito ammesso di esser stato l’autore dell’omicidio. L’80enne aveva reso due interrogatori, in cui ha confermato il delitto.

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