FANO – Dal primo gennaio listini più salati nei bar e nelle caffetterie della nostra provincia. Una tazzina di caffè, rito mattutino degli italiani, subirà rincari pari a circa il 25%, come stabilito dagli stessi operatori durante una recente assemblea unitaria. In termini assoluti, quindi, la media dell’aumento varierà dai 25 ai 30 centesimi in più.
Nel caso di bar e caffetterie i prezzi risentono di condizioni diverse da città a città e da quartiere a quartiere, come si saranno accorti i pendolari oppure coloro che si spostano con una certa frequenza tra Pesaro e Fano, dove in genere il caffè costa quei 10-20 centesimi in più rispetto al capoluogo di provincia. Una differenza, è evidente, confermata nei listini dei prezzi che i baristi si preparano ad adottare per l’impennata di alcuni costi. Riassumendo, con un paio di esempi, da un euro si passerà a un euro e 25; da un euro e 20 a un euro e 50. «Ultimi a ricorrere agli aumenti, dopo forni, panifici e pasticcerie, gli esercenti di bar e caffetterie aderenti a Confesercenti, Confcommercio e Cna hanno deciso di adeguare i loro listini nella misura del 25 per cento, in maniera autonoma e senza indicazioni di cartello», specifica una nota diffusa ieri dalle tre associazioni di categoria. «L’aumento dei costi generali e in particolare di elettricità e gas, di fatto raddoppiati, assieme ai rincari delle materie prime, come caffè, latte e cacao, sta compromettendo il risultato di gestione in mancanza di un adeguamento del prezzo delle consumazioni», hanno spiegato Stefano Mirisola per Fiepet Confesercenti, Roberto Tarsi per Cna Bar e Mario Di Remigio per Confcommercio. Il rialzo del listino prezzi, sostengono di conseguenza gli operatori aderenti alle tre associazioni di categoria, è dunque la conseguenza di una situazione che «ha mandato all’aria tutte le previsioni delle attività.