Stangata del 25% sui listini di bar e caffetterie. Ecco quanto costerà una tazzina in provincia

STangata sulla tazzina: aumenti fino al 25%
STangata sulla tazzina: aumenti fino al 25%
di Osvaldo Scatassi
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Mercoledì 22 Dicembre 2021, 08:05

 FANO – Dal primo gennaio listini più salati nei bar e nelle caffetterie della nostra provincia. Una tazzina di caffè, rito mattutino degli italiani, subirà rincari pari a circa il 25%, come stabilito dagli stessi operatori durante una recente assemblea unitaria. In termini assoluti, quindi, la media dell’aumento varierà dai 25 ai 30 centesimi in più.

Nel caso di bar e caffetterie i prezzi risentono di condizioni diverse da città a città e da quartiere a quartiere, come si saranno accorti i pendolari oppure coloro che si spostano con una certa frequenza tra Pesaro e Fano, dove in genere il caffè costa quei 10-20 centesimi in più rispetto al capoluogo di provincia. Una differenza, è evidente, confermata nei listini dei prezzi che i baristi si preparano ad adottare per l’impennata di alcuni costi. Riassumendo, con un paio di esempi, da un euro si passerà a un euro e 25; da un euro e 20 a un euro e 50. «Ultimi a ricorrere agli aumenti, dopo forni, panifici e pasticcerie, gli esercenti di bar e caffetterie aderenti a Confesercenti, Confcommercio e Cna hanno deciso di adeguare i loro listini nella misura del 25 per cento, in maniera autonoma e senza indicazioni di cartello», specifica una nota diffusa ieri dalle tre associazioni di categoria. «L’aumento dei costi generali e in particolare di elettricità e gas, di fatto raddoppiati, assieme ai rincari delle materie prime, come caffè, latte e cacao, sta compromettendo il risultato di gestione in mancanza di un adeguamento del prezzo delle consumazioni», hanno spiegato Stefano Mirisola per Fiepet Confesercenti, Roberto Tarsi per Cna Bar e Mario Di Remigio per Confcommercio. Il rialzo del listino prezzi, sostengono di conseguenza gli operatori aderenti alle tre associazioni di categoria, è dunque la conseguenza di una situazione che «ha mandato all’aria tutte le previsioni delle attività.

Tuttavia i ritocchi terranno sempre conto dell’indicazione generale: preservare la qualità del prodotto e del servizio, che per la categoria deve essere sempre al primo posto. D’altra parte da molti anni il prezzo del caffè è rimasto bloccato a causa della crisi economica prima e della pandemia poi, ma ora il rischio è di lavorare in perdita oppure di abbassare la qualità del prodotto, cosa che s’intende assolutamente scongiurare». Gli esercenti di bar e caffetterie spiegano infine nel dettaglio a quanto ammontino gli «aumenti esponenziali» che hanno avuto riverberi sulle materie prime utilizzate per preparare le colazioni: «Dall’inizio dell’anno le quotazioni del caffè sono salite dell’80 per cento, quelle del latte del 60 per cento, quelle di zucchero e cacao del 30 per cento». Concludono Mirisola, Tarsi e Di Remigio: «Tale scenario mette in serio pericolo la sopravvivenza di tante attività commerciali di somministrazione, che svolgono oltretutto anche un prezioso servizio di presidio riguardo al tessuto urbano e un servizio di ristoro in particolare per quanti si trovino a passare la giornata lontano da casa». La nota conclude ricordando che, «in ogni caso, si tratta di indicazioni della categoria e che il prezzo delle consumazioni, in base a quanto stabilisce l’autorità garante per il mercato e la libera concorrenza, rimane comunque libero. Le associazioni di rappresentanza non possono in alcun modo condizionare o dirigere le scelte».

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