La mamma: «Giustizia per Ismaele
Non perdonerò i suoi assassini»

La mamma: «Giustizia per Ismaele Non perdonerò i suoi assassini»
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Venerdì 30 Settembre 2016, 06:15
PESARO - Le immagini raccapriccianti proiettate nell’aula del Tribunale, con il corpo e il volto del diciassettenne Ismaele Lulli straziati dai colpi di coltello e dalle terribili sevizie. Per mamma Debora questa è la prova più dura, dopo avere appreso della fine orribile di suo figlio, il 19 luglio di un anno fa: «Ora voglio sapere tutto di quel maledetto giorno. Deve essere fatta giustizia perché mio figlio possa riposare in pace», dice prima di incrociare gli sguardi dei presunti carnefici in attesa di sentenza: «Io non perdono . Non li perdonerò mai». Silenziosa, in completo nero come il lutto che porta nel cuore e il volto tirato di chi non conosce più il sollievo di un sorriso. Ieri mattina aspettava così fuori dall’aula, in attesa di rendere la sua deposizione davanti alla Corte d’Assise nella seconda udienza per omicidio che vede imputati due coetanei di Ismaele, Igli Meta e Marjo Mema.

Con l’avvicendarsi dei testi chiamati a deporre, ieri in aula si è ripercorso a ritroso i fatti di quel drammatico giorno, quando Ismaele Lulli di Sant’Angelo in Vado è stato sgozzato ai piedi della croce in ferro, vicino la chiesetta di campagna di San Martino in Selva Nera. Qualcosa di più questa seconda udienza però l’ha aggiunta. La fine di Ismaele è stata terribile, brutale: prima di essere colpito con un coltello a serramanico di 20 centimetri, di cui solo la lama aveva una lunghezza di 9 centimetri, il ragazzo è stato seviziato, trascinato e fatto inginocchiare ai piedi della croce per poi essere accoltellato. Le immagini crude del corpo del povero diciassettenne dilaniato e con il volto sfigurato, hanno mostrato per la prima volta un foro alla scapola, inferto a Ismaele con qualcosa di appuntito, quando era ancora vivo. Le immagini choc del ritrovamento del corpo sono passate sul video davanti agli occhi increduli e sgomenti di parenti e amici di Isma, che hanno voluto essere presenti anche a questa udienza. Fra loro, il cugino di Ismaele, giovani e meno giovani della comunità di Sant’Angelo in Vado. Frammenti che solo a guardarli, bastano per capire l’atrocità e l’efferatezza di questo delitto, dove Ismaele è divenuto nel disegno del suo aguzzino, quasi una vittima sacrificale, sgozzata al di sotto di una croce e trascinata a terra per nasconderne il corpo o lasciarlo cadere, fino quasi a scomparire, nella fitta vegetazione.

Quegli orribili fotogrammi dell’assassinio di Ismaele sono stati risparmiati alla signora Lulli, che ha atteso fuori dall’aula come tutti gli altri testi. Quando infine è toccato a lei ha iniziato a parlare guardando dritta verso le celle in cui sono rinchiusi i due imputati Igli Meta, ritenuto l’esecutore materiale e il complice Marjo Mema. «Per me è una prova durissima - ha confidato prima di entrare in aula - ma risponderò ca tutte le domande. Devono stare dentro tutti e due, per tutto il resto della loro vita».

E così ha risposto senza esitazione alle domande del Pm Irene Lilliu e al controesame delle difese. «Ismaele mi diceva tutto, non avevamo segreti, eravamo solo io e lui. Mi parlava anche dei debiti per circa mille euro, che aveva con altri ragazzi per il suo vizio del fumo e della cannabis. Mi aveva parlato di Marjo, ma lo considerava un amico, anche se gli doveva del denaro, così come parlava di Ambera ma non di Igli: mi chiedeva consiglio su come dovesse comportarsi, perché lei era più grande ed aveva anche il ragazzo. A lui non piaceva, ma Ambera gli si buttava quasi addosso, ogni volta che lo incontrava, non mi ha parlato di incontri con lei, so solo che lui cercava di evitarla ma lei era sempre dietro Ismaele».
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