«Drogata, non ti salva neanche l'esorcista»: tre donne a giudizio per diffamazione dopo gli insulti su Facebook

«Drogata, non ti salva neanche l'esorcista»: tre donne a giudizio per diffamazione dopo gli insulti su Facebook
«Drogata, non ti salva neanche l'esorcista»: tre donne a giudizio per diffamazione dopo gli insulti su Facebook
di Luigi Benelli
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Mercoledì 2 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:30

PESARO - Insulti su Facebook, tre donne a processo per diffamazione. Vittima delle aggressioni verbali una donna pesarese accusata dalle altre tre donne di essere al centro di scambi su internet con truffe: ieri la prima udienza davanti al giudice monocratico. Una 30enne è accusata di aver scritto frasi diffamatorie sul profilo social della parte offesa.

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Tra queste frasi come : «Ho capito subito che persona potevi essere, malvagia.

Hai una cattiveria in corpo che non ti salva neanche l’esorcista. Stai costantemente a insultare la gente sui social, ma tuo figlio l’ha cresciuto tua madre perché tu ti drogavi. Sei una parassita schifosa. Tu hai satana in corpo, taci e tappati sta fogna». Frasi pesanti anche riguardo presunte relazioni extraconiugali intrattenute dalla parte offesa e giudizi altrettanto pesanti sulla cura dei figli. «Spero che gli assistenti sociali ti tolgano i bambini. Sei una tossica che deve stare lontano dai bambini, sei troppo pericolosa per stare tra la gente». Commento finito anche su un gruppo Facebook con migliaia di iscritti allargando ancora di più la platea dei possibili lettori. Altra imputata una 37enne che accusava in un gruppo Facebook di annunci di vendita la parte offesa di «aver truffato facendo appropriazione indebita». Infine una 47enne accusata sempre di diffamazione per aver pubblicato commenti su un gruppo social di vendita. «Questa pseudo amministratrice è in lista truffe per aver truffato me lo scorso novembre. Non mettete il mio nome vicino al suo, altrimenti mi viene l’orticaria». E ancora: «Hai superato il limite, brutta drogata, questa me la paghi, non la passi liscia. Mi fai schifo, hai toccato il fondo, mio padre non lo dovevi nominare. Voglio vederti piangere. Prega di non morire tu a forza di drogarti lurida schifosa che non sei altro». I toni sono questi, ma abbiamo eliminato alcuni insulti molto coloriti. Ieri è iniziata l’udienza con la richiesta di ammissione dei testi. Le imputate sono difese dall’avvocatessa Eleonora Nocito, Francesco Mandelli e Paolo Ferragonio. La parte offesa non si è costituita parte civile. Nelle prossime udienze l’ascolto dei testi e la sentenza.

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