Insegnante senza stipendio da 5 mesi per colpa di un pasticcio burocratico: ecco tutta la vicenda di Laura

Insegnante senza stipendio da 5 mesi per colpa di un pasticcio burocratico: ecco tutta la vicenda di Laura
Insegnante senza stipendio da 5 mesi per colpa di un pasticcio burocratico: ecco tutta la vicenda di Laura
di Eleonora Rubechi
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Domenica 30 Gennaio 2022, 10:51 - Ultimo aggiornamento: 10:52

PESARO  - Fine settembre 2021. Laura Paterniani, giovane insegnante di ruolo all’istituto Bramante di Fermignano, si accorge che lo stipendio non le è stato accreditato. Lo stesso il mese dopo e il mese dopo ancora: a gennaio 2022 sono cinque gli stipendi sfumati nel nulla. Il tutto, probabilmente, per un cavillo burocratico. L’odissea inizia quando nel 2019 Laura, che allora insegnava a Mercatino Conca, si ritrova tra gli insegnanti con diploma magistrale conseguito nel 2001/2002 licenziati a seguito del Decreto Dignità.


Laura impugna il licenziamento, le procedure vanno avanti, viene assunta con riserva presso la scuola media Leopardi di Pesaro dove lavora fino giugno 2021; la Leopardi invia il documento cartaceo che attesta la risoluzione del contratto a partire da fine giugno alla Ragioneria di Stato il 12 giugno. «A luglio ho ricevuto la convocazione dal Miur per aver vinto un Concorso del 2018 - racconta Laura - ho iniziato a lavorare a Fermignano e a fine settembre l’amara sorpresa».

A quel punto comincia la sequela di chiamate da un ufficio all’altro. «Ho pensato subito che all’origine di tutto ci fosse il mio “licenziamento”, così ho allertato gli uffici scolastici provinciali, la Ragioneria di Stato, fino ad arrivare al Mef, ma non hanno fatto altro che rimpallarsi la patata bollente. Finchè la Ragioneria di Stato non ha comunicato che non risultava loro il codice telematico di risoluzione del contratto con la Leopardi, che aveva inviato solo il cartaceo: ovviamente la scuola era ignara che si dovesse compiere questa ulteriore procedura, perché non era stata data in merito alcuna comunicazione. Probabilmente proprio per questo cavillo non percepisco lo stipendio da mesi e devo appoggiarmi alla pensione di mia madre, continuando a recarmi in un istituto a 45 minuti da casa, a mie spese.

E tutto tace, perché dal Mef non rispondono e in Regione dicono che senza istruzioni da Roma non possono procedere; le mie mail hanno ricevuto solo conferma di lettura, null’altro. Il sindacato consiglia di assumere un avvocato, ma sinceramente è una ulteriore spesa che non voglio sobbarcarmi». Sulla questione di è intervenuto Fabio Sebastianelli, coordinatore regionale del Popolo della Famiglia, che chiede alle istituzioni competenti di fare chiarezza. 


«E’ paradossale che a non rispettare l’articolo 36 della Costituzione sia la scuola, quindi lo Stato: se la stessa cosa fosse successa nel privato si sarebbe scatenato uno scandalo mediatico senza precedenti - afferma - Un paradosso gravissimo in cui, abbiamo scoperto, versano anche altri insegnanti nella nostra regione. L’ufficio scolastico deve assumersi l’impegno di risolvere al più presto questa situazione vergognosa».

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