Dà il là all’indagine sulle criptovalute: giovane donna poi finisce nei guai

Il tribunale di Pesaro
Il tribunale di Pesaro
di Luigi Benelli
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Mercoledì 10 Maggio 2023, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 14:17

PESARO  - Contribuisce a far partire le indagini, ora viene querelata per diffamazione. Il caso riguarda un’inchiesta del marzo 2022 in cui gli ingredienti sono promesse di lauti guadagni in criptovalute, investimenti su operazioni di green economy, bonifici in Estonia e società a Bangkok. Per questo caso fu denunciato un 49enne pesarese leader della società Corsair Group Intenrational. 


La società ha denunciato per diffamazione a sua volta una donna pesarese che con le sue segnalazioni, le lettere alla Consob e i suoi post su Facebook avrebbe fatto partire l’indagine.

Il procedimento fu archiviato, ma ieri il 49enne si opposto. La donna è difesa dall’avvocato Matteo Mattioli, mentre l’opponente è tutelato da Andrea Dionigi. Secondo l’inchiesta dei finanzieri denominata “Green Scam”, il pesarese, leader italiano di un’organizzazione transnazionale, in assenza delle previste autorizzazioni per operare sui mercati finanziari italiani, avrebbe offerto varie tipologie di investimenti di natura finanziaria.


I guadagni sarebbero stati promessi con una criptovaluta coniata dall’organizzazione stessa, denominata CSR, potenzialmente in frode degli ignari investitori. I finanzieri avevano sequestrato la somma di 22 mila euro al 49enne. In particolare l’uomo, avvalendosi di una rete di collaboratori subordinati di cui si professava “leader” e “responsabile italiano”, promuoveva e collocava social network ed alcuni siti web dedicati, strumenti finanziari/servizi e attività di investimento. Sarebbero stati scoperti un centinaio di investitori per una cifra di oltre 400 mila euro.


Gli investimenti finivano con bonifici bancari su conti correnti siti in Estonia, Olanda ed altri paesi esteri, gestiti tutti dall’organizzazione. Le vittime, con la promessa di ingenti profitti futuri anche in criptovaluta, sarebbero stati coinvolti nel finanziamento di un fantomatico progetto industriale ecologico.

L’organizzazione, attraverso società di comodo create ad “hoc” con sedi dichiarate in Bangkok e Amsterdam (ma di fatto inesistenti), sosteneva infatti la realizzazione di un «avveniristico» progetto industriale ecologico finalizzato a trasformare il rifiuto plastico in bio-carburante avanzato con la promessa di ingenti profitti. L’Autorità Italiana per la vigilanza dei mercati finanziari (Consob), aveva ordinato di chiudere anche il sito su cui operava. Il giudice si è riservato la decisione.

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