Cup, da gennaio liste d'attesa provinciali: ecco come cambiano le prenotazioni

L'assessore regionale Filippo Saltamartini all'inaugurazione della nuova Tac di Fano
L'assessore regionale Filippo Saltamartini all'inaugurazione della nuova Tac di Fano
di Thomas Delbianco
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Sabato 24 Dicembre 2022, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 16:11

FANO - «Dal primo gennaio nuovo Cup, le liste d’attesa saranno provinciali, consentiremo ai pesaresi di avere le prestazioni sanitarie vicino a casa. La fuga in Romagna? La sfida sarà quella di frenare la mobilità passiva verso nord e portare i riminesi a curarsi nei nostri ospedali. Verrò qui almeno una volta al mese nel 2023». È un Filippo Saltamartini molto determinato quello che si presenta al Santa Croce di Fano, davanti a medici, infermieri, dirigenti di Marche Nord.

L’occasione è l’inaugurazione della nuova Tac rivoluzionaria ma per l’assessore regionale alla Sanità, a una settimana dall’avvio della riforma sanitaria è soprattutto il momento per lanciare gli obiettivi che lui e la giunta si sono posti con la visione di una sanità diffusa sul territorio, che dovrà trovare ora concretezza con l’avvio delle Aziende sanitarie territoriali, declinata per Pesaro-Urbino, nell’Ast 1 che comporterà il superamento di Marche Nord e dell’Area Vasta 1.


L’occasione


La prima novità operativa, alla quale farà seguito entro febbraio l’individuazione del nuovo direttore generale (fino a quel momento ci sarà il commissario), viene anticipata da Saltamartini: «Dal 1° gennaio il Cup individuerà le prestazioni a livello provinciale, le liste d’attesa saranno provinciali.

Finora il Cup ha dato risposte a livello regionale, per fare un esempio, chi chiedeva una prestazione da Urbino, c’era la possibilità che andasse fino a San Benedetto o ad Ascoli. I cittadini di Pesaro dovranno trovare la risposta a Pesaro, o nel territorio provinciale. E’ una piccola rivoluzione che obbligherà le aziende a riorganizzarsi». Saltamartini si rivolge direttamente ai medici e agli operatori sanitari presenti in sala, e ce n’erano parecchi ieri. Da una parte li ringrazia per il lavoro svolto, e per quello che faranno anche oggi, e domani, «nei giorni di Natale, sottraendo affetti alle loro famiglie». E qui chiama in causa il Governo: «Questo personale sanitario ha effettuato nelle Marche quasi 3,8 milioni di vaccinazioni, sono eroi sì, ma il loro eroismo deve essere riconosciuto a livello economico, non possiamo trattare il personale sanitario con stipendi che sono inferiori a quello che percepiscono i medici delle cooperative. Non voglio trasformarmi in sindacalista, ma il messaggio deve essere chiaro a tutte le forze politiche. Se non lo fa il Governo, dovremo farlo noi nelle Marche. Dobbiamo inoltre investire sulle professioni sanitarie, se mancano i medici per delle prestazioni, si potrebbe sopperire con gli infermieri».


Il contenitore Ast


Ma Saltamartini coglie anche l’occasione per spronarli per il nuovo contenitore dell’Ast 1. Ripete almeno quattro o cinque volte la parola “sfida”. E una delle sfide non può che essere quella di frenare la grande fuga in Romagna per le prestazioni sanitarie. Collegato alla novità del Cup, c’è anche il nodo dolente della sanità nel nord delle Marche, che è quello della mobilità passiva: da una parte il nuovo sistema di prenotazione eviterà che da Pesaro si debbano macinare chilometri verso sud per le prestazioni sanitarie. Ma l’occhio degli utenti è rivolto anche, e soprattutto, verso nord, oltre il Tavollo. Gli ultimi dati disponibili sono impietosi: il saldo negativo della mobilità sanitaria è salito da 5700 casi nel 2018 fino a quasi 6300 casi nel 2020, una fuga in Romagna che costa alle casse regionali quasi 80 milioni di euro all’anno. «Il sistema è semplice, occorre tenere conto della domanda che viene formulata dalle prescrizioni dei medici di medicina generale e adeguare i reparti. Marche Nord ha grandi professionalità ed eccellenze. Ma l’ospedale di Pesaro non è uguale a quello di Fano, ognuno dei due ospedali ha le sue eccellenze, poi c’è Urbino e anche Pergola». 


«Verrò a Pesaro ogni mese»


Trattenere i pesaresi qua per le cure sanitarie, quindi. Ma non solo. L’ultima sfida, assomiglia più a “una mission impossible”, equivalente ad invertire un processo di osmosi, in questo caso il passo alla mobilità attiva. «Fare in modo che i riminesi e i romagnoli vengano a curarsi nei nostri ospedali? Perchè no, siamo davanti all’Emilia Romagna per l’export, possiamo esserlo anche nei servizi sanitari. I primi giudici saranno i pesaresi. E lo controllerò di persona, verrò qui sicuramente ogni mese. L’ho già detto ai medici di Pesaro e Fano, mi vedrete molto, molto spesso nel 2023». 

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