FANO - «Dal primo gennaio nuovo Cup, le liste d’attesa saranno provinciali, consentiremo ai pesaresi di avere le prestazioni sanitarie vicino a casa. La fuga in Romagna? La sfida sarà quella di frenare la mobilità passiva verso nord e portare i riminesi a curarsi nei nostri ospedali. Verrò qui almeno una volta al mese nel 2023». È un Filippo Saltamartini molto determinato quello che si presenta al Santa Croce di Fano, davanti a medici, infermieri, dirigenti di Marche Nord.
L’occasione è l’inaugurazione della nuova Tac rivoluzionaria ma per l’assessore regionale alla Sanità, a una settimana dall’avvio della riforma sanitaria è soprattutto il momento per lanciare gli obiettivi che lui e la giunta si sono posti con la visione di una sanità diffusa sul territorio, che dovrà trovare ora concretezza con l’avvio delle Aziende sanitarie territoriali, declinata per Pesaro-Urbino, nell’Ast 1 che comporterà il superamento di Marche Nord e dell’Area Vasta 1.
L’occasione
La prima novità operativa, alla quale farà seguito entro febbraio l’individuazione del nuovo direttore generale (fino a quel momento ci sarà il commissario), viene anticipata da Saltamartini: «Dal 1° gennaio il Cup individuerà le prestazioni a livello provinciale, le liste d’attesa saranno provinciali.
Il contenitore Ast
Ma Saltamartini coglie anche l’occasione per spronarli per il nuovo contenitore dell’Ast 1. Ripete almeno quattro o cinque volte la parola “sfida”. E una delle sfide non può che essere quella di frenare la grande fuga in Romagna per le prestazioni sanitarie. Collegato alla novità del Cup, c’è anche il nodo dolente della sanità nel nord delle Marche, che è quello della mobilità passiva: da una parte il nuovo sistema di prenotazione eviterà che da Pesaro si debbano macinare chilometri verso sud per le prestazioni sanitarie. Ma l’occhio degli utenti è rivolto anche, e soprattutto, verso nord, oltre il Tavollo. Gli ultimi dati disponibili sono impietosi: il saldo negativo della mobilità sanitaria è salito da 5700 casi nel 2018 fino a quasi 6300 casi nel 2020, una fuga in Romagna che costa alle casse regionali quasi 80 milioni di euro all’anno. «Il sistema è semplice, occorre tenere conto della domanda che viene formulata dalle prescrizioni dei medici di medicina generale e adeguare i reparti. Marche Nord ha grandi professionalità ed eccellenze. Ma l’ospedale di Pesaro non è uguale a quello di Fano, ognuno dei due ospedali ha le sue eccellenze, poi c’è Urbino e anche Pergola».
«Verrò a Pesaro ogni mese»
Trattenere i pesaresi qua per le cure sanitarie, quindi. Ma non solo. L’ultima sfida, assomiglia più a “una mission impossible”, equivalente ad invertire un processo di osmosi, in questo caso il passo alla mobilità attiva. «Fare in modo che i riminesi e i romagnoli vengano a curarsi nei nostri ospedali? Perchè no, siamo davanti all’Emilia Romagna per l’export, possiamo esserlo anche nei servizi sanitari. I primi giudici saranno i pesaresi. E lo controllerò di persona, verrò qui sicuramente ogni mese. L’ho già detto ai medici di Pesaro e Fano, mi vedrete molto, molto spesso nel 2023».