PESARO Si fa presto a dire stagione allungata ma la verità è che nella stagione dai “tempi supplementari”, indipendentemente dal meteo, pochi ci credono o almeno non in queste condizioni. Dieci giorni fa con un’ordinanza il sindaco Matteo Ricci ha prorogato fino a domani, domenica primo ottobre, la stagione balneare. Ma nel frattempo nonostante temperature praticamente estive, gli stabilimenti balneari hanno già smobilitato ponendosi la ricorrenza del patrono San Terenzio, domenica scorsa, come deadline. Basta fare un giro a Levante e Ponente, per rendersene conto. Solo alcuni stabilimenti hanno ancora sparuti letti e ombrelloni per clienti degli hotel o fedelissimi.
Questione di fondo
«Se non vale la candela come si usa dire, si chiude – è il commento secco di Alessandro Corsini, gestore bagni Primavera-Cocobongo, ultimo tratto di viale Trieste – per continuare a tenere aperta la concessione, non basta firmare un’ordinanza o dire stagione allungata per tutti.
Il bagnino di salvataggio
Così osserva anche Marco De Biagi, gestore di bagni Poste ultimo tratto di Ponente, lato porto: «Tanto per fotografare la situazione reale a Rimini ci sono stabilimenti aperti ma al 10 per cento dell’attrezzatura. Colleghi che lasciano in spiaggia lettini e ombrelloni solo per i clienti più fidelizzati e appassionati. Il vero nodo però sono costi ed eventuali sanzioni in cui si rischia di incorrere. Noi vorremo evitare quanto è successo a San Benedetto per esempio, solo qualche settimana fa, dove alcuni colleghi sono stati multati per una manciata di ombrelloni aperti, nonostante il cartello all’ingresso della concessione che informava dell’assenza del bagnino di salvataggio. Si rischiano quindi verbali salati dalla Capitaneria.
Dall’altra parte poi occorre essere obiettivi: difficile tenere le spiagge aperte fino il primo ottobre e garantire il salvataggio, perché parliamo in particolare di ragazzi che frequentano la scuola o l’università e finiscono tutti intorno al 3 (per obbligo di legge) o al 10 settembre».
Anche per il servizio bar nei chioschi non si può spingere sulla destagionalizzazione, se non si mette mano a due questioni: calendario scolastico e contratti di lavoro stagionale. Nodi aperti: a Ponente e Levante anche stabilimenti come bagni 27, bagni Baronciani o altri che hanno scelto di tenere aperto il bar tutto settembre, non incassano più di 50 euro oltre ai contratti stagionali vacanti, se non si stabilisce a monte, insieme a Comune e Regione, che la stagione turistica inizia dal primo aprile e si chiude al primo ottobre, dando modo al personale stagionale e non di organizzarsi con disponibilità e contratto, oltre al servizio di vigilanza e salvamento.
«Se si deve restare solo per fare un favore agli alberghi o all’Amministrazione, no grazie – spiega Ranocchi di bagni Marevivo - nonostante l’estate tardiva. Fatta una botta di conti per chi sta aperto fino a fine settembre, e con un’entrata di 200 euro giornalieri per rimanere operativi magari dieci giorni in più non copre impegno e spese. Per di più non si parla di destagionalizzazione se la Regione non modifica e slitta in avanti oltre il 15 settembre, l’apertura delle scuole».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout