URBINO - Dell’assegnazione della diocesi di Urbino a quella di Pesaro con un solo vescovo nella figura di monsignor Sandro Salvucci già si sapeva con annesse proteste, ma l’annuncio di ieri alle 12 è stato comunque uno choc per chi ancora sperava in un dietrofront. Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado presentata da monsignor Giovanni Tani e ha nominato al suo posto monsignor Sandro Salvucci, arcivescovo metropolita di Pesaro, «unendo le due sedi in persona episcopi».
No, non è stata presa bene la decisione di Oltretevere e tra le reazioni più dure c’è quella del sindaco Maurizio Gambini: «Siamo stati traditi».
«Informati il giorno stesso»
«Una giornata tristemente storica per le aree interne - ha proseguito Gambini - Un atto che non doveva essere fatto. Non me l’aspettavo dalla Chiesa. Forse dalla politica, ma non dal Vaticano ed è qualcosa che non potremo mai condividere. Siamo stati informati di fatto il giorno stesso dell’annuncio. Non c’è stato nemmeno il coraggio di affrontare le popolazioni de visu. Accogliamo con sdegno questa decisione. L’arcidiocesi di Urbino non può essere cancellata con un colpo di spugna, con un messaggio mandato sul web dal nuovo vescovo per una decisione presa unicamente per cancellare una storia millenari. Un provvedimento non degno di una istituzione ecclesiastica rappresentativa di valori e di identità. Invito tutti i miei colleghi sindaci a riunirsi e a pensare che non è detta l’ultima parola perché noi non possiamo, ancora una volta, fare impoverire le nostre popolazioni e la costa non può pensare di avere vita senza l’aiuto delle aree interne. Non dobbiamo subire in silenzio questa decisione che blocca una storia millenaria».
Reazioni a catena
Reazioni a catena che annunciano barricate. «Per quanto mi riguarda - spiega il senatore Giorgio Londei oggi consigliere comunale - inizierò, già da subito, una azione ferma contro ciò che è avvenuto che trovo inconcepibile e abusivo, un’ azione, la mia, volta a chiedere lo “scorporo” per riottenere l’autonomia della nostra Arcidiocesi. Non parteciperò all’insediamento in quanto, ripeto, l’atto è irregolare ed umiliante non solo per la Diocesi ma anche per le città dell’entroterra coinvolte». Nella chiesa stessa voci contrastanti. «Smettiamola di alimentare polemiche. La scelta di affidare a un solo vescovo due diocesi non particolarmente grandi è applicata da tempo e ormai ha interessato circa una ventina di diocesi e continuerà – spiega don Nico - Possiamo non condividerla ma diamo l’esempio come comunità di essere obbedienti al santo padre». Pepato Don Fabio: «Mi viene da pensare una cosa: dato che il vescovo di Pesaro è direttamente interessato perché non chiedere a lui di aiutarci, prima che entri in diocesi, di avere una udienza dal Papa o col suo Segretario di Stato?».
L’ipoteca
«Scelta non condivisa, innanzitutto dai fedeli – sottolinea Giorgio Ubaldi, segretario del Pd locale - Le ragioni pastorali e culturali di Urbino e il suo territorio non collimano con quelle di Pesaro. Sono stupito di come la Conferenza episcopale regionale non ne abbia tenuto conto. Anche se formalmente le strutture della diocesi sopravvivono, la scelta getta una seria ipoteca sul futuro della Diocesi di Urbino. Questo è un ulteriore atto di come oramai l’isolamento di Urbino è conclamato. Ripartire da zero con politiche e temi nuovi in sinergia con il territorio per far capire anche al potere ecclesiastico che questo territorio merita più rispetto, per i valori e la storia che esprime». «Il rifiuto dei cittadini ad accettare tali decisioni è di dimensioni inimmaginabili – conclude il consigliere Lino Mechelli - cova sotto la cenere la rabbia e non ci si farà intimidire dai richiami all’obbedienza».