PESARO - Giovane autistico sospeso dal servizio mensa del centro diurno, perché senza Green pass. Il giudice ordina alla cooperativa di riammetterlo. E’ la storia di un 30enne che si è visto arrivare la lettera in cui viene specificato che senza Green pass non potrà sedersi al tavolo e usufruire del servizio mensa dal 25 novembre. Un’esclusione che ha portato la famiglia a contattare l’avvocatessa Pia Perricci che ha subito inoltrato una diffida alla cooperativa. Ma di fronte al mancato reintegro, l’avvocatessa aveva intentato un ricorso.
L’obbligo
«Tale obbligo è assolutamente illegittimo ed ingiustificato.
Nel dettaglio
Perricci precisa: «Un provvedimento che a mio parere non aveva una logica né giuridica né sanitaria in quanto nel momento del pranzo i ragazzi sono in rapporto di uno ad uno cioè per ogni tavolo ci sono un ragazzo ed un educatore. Quale può essere il rischio considerato che tutti i giorni stanno perennemente tutti insieme senza mascherina? Solo gli educatori hanno la fp2. Non si può neanche pensare di sottoporre il ragazzo, ad un tampone, ogni 48 ore perché sarebbe fuori dalla sua tolleranza psicologica. Basti pensare che i ragazzi vengono sottoposti, ad un tampone molecolare ogni 15 giorni con la necessità di essere accompagnati dai genitori perché è l’unico modo per tenerli tranquilli. Si tratta di un ragazzo fragile che dovrebbe essere ancora più tutelato invece che discriminato». Perricci va avanti: «I genitori hanno paura a sottoporlo alla vaccinazione considerato che attualmente non ci sono garanzie da effetti avversi. Nessun medico si assume la responsabilità di certificare e garantire l’assoluta innocuità del vaccino. È proprio per tale motivo i genitori di vogliono tutelarlo da un rischio di evento avverso considerate le notevoli problematiche già esistenti».
Niente richiesta danni
Il giudice ha dichiarato illegittimo il provvedimento di esclusione e ha ordinato alla cooperativa di riammettere a mensa il ragazzo. Tra i motivi quello per il quale il green pass a mensa viene richiesto ai lavoratori, non ai frequentatori. «Una vittoria importante – chiude Perricci – un provvedimento che era una lesione dei diritti personali. Non abbiamo richiesto risarcimento, non ci interessano soldi o i danni, ma solo il diritto di questo ragazzo di vivere e partecipare alle attività del centro diurno».
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