Pandemia e vendite online hanno trasformato la corsa ai saldi, ora è solo una passeggiata

Pandemia e vendite online hanno trasformato la corsa ai saldi, ora è solo una passeggiata
Pandemia e vendite online hanno trasformato la corsa ai saldi, ora è solo una passeggiata
di Elisabetta Marsigli
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Domenica 4 Luglio 2021, 09:30

PESARO - Sono partiti ieri i saldi, ma senza troppo clamore: prima della pandemia il tam tam era assordante, con vetrine ammiccanti e promesse al super ribasso. Adesso i richiami dei super sconti sono quasi spariti, preferendo un low profile. Difficile al momento fare un bilancio del debutto: un po’ perchè, visto il sabato assolato, i potenziali clienti hanno optato per il mare, ma anche per il fatto che negli anni e con il boom delle vendite online il senso del saldo è profondamente mutato.

«In realtà, in alcuni negozi i saldi sono già iniziati da quasi una settimana, - conferma Davide Ippaso, segretario comunale di Confcommercio - ma oggi non si parla più di una vendita di fine stagione vera e propria. Il solstizio estivo è stato il 21 giugno e bisogna ammettere che le stagioni ormai si sono modificate da diversi anni».

Gli interrogativi

Forse è appunto anche cambiato anche il valore della parola saldo «o c’è una cattiva gestione della cosa. - prosegue Ippaso - Una volta, durante l’anno, c’erano poche vendite promozionali e si aspettavano i saldi come una manna dal cielo. Oggi, la possibilità per un cliente di avere un capo a condizioni agevolate può valere tutto l’anno». In effetti, basterebbe considerare, per attualizzare il concetto di svendita, i vari “black friday”, le offerte via web, le promozioni che vengono fatte in periodi diversi e, soprattutto, dopo un anno di pandemia, forse anche la mancanza di una scorta vera e propria fatta precedentemente con tutte le incertezze del caso. «Ormai - precisa Ippaso - nessuno più fa il “magazzino”, perché se ti va male rischi di tenerti la merce invenduta per chissà quanto tempo e se non viene smaltito è un peso enorme. Pensiamo poi anche alla produzione, così rallentata anche alla fonte in questo momento.

Anche nelle materie prime non c’è stato riassorbimento. Mi auguro che il saldo sia, sul momento, necessario per recuperare ossigeno, per far fronte alle scadenze future e recuperare un passato che non è stato roseo». Ma ci sono anche nuovi negozi che partono, nonostante il periodo, piccole attività, laboratori artigianali, che sono un segno di speranza.

La ripartenza

«Alle attività che ripartono faccio un plauso: a coloro che sono rimasti in piedi ci sono le tasse accantonate e rimandate da mettere in conto. L’unica mia preoccupazione è questo clima di pessimismo: se apri qualsiasi giornale c’è lo spauracchio della variante in arrivo. Sicuramente è un problema, ma tutti noi avremmo bisogno di un po’ di ottimismo, commercianti e non, per cercare di affrontare le cose con un minimo di spensieratezza. Le notizie di vandalismi o ubriacature dei giovani sono altrettanto sconfortanti, la mancanza di rapporti umani ha fatto danni ovunque e i nostri ragazzi ne stanno risentendo tantissimo». Dall’altra parte anche il settore ristorazione sta ripartendo. «C’è davvero tanto bisogno di tornare alla normalità: - conclude Ippaso - uscire a cena, passare una serata con gli amici o con il partner è un modo per esorcizzare questo momento. Mi auguro che lo si faccia nella piena responsabilità, cercando, nel rispetto delle regole e di tutti coloro che stanno investendo in questa lenta rinascita, di scongiurare un altro lockdown. Per questo è importante, responsabilmente, cercare di dare un po’ di speranza a tutti, cittadini ed esercenti, puntando sul futuro». 

La rivitalizzazione

E c’è ancora tanto da fare in città: ridare vita a zone ancora prive di questa rinascita: «Attendiamo da anni la rivitalizzazione del San Domenico che riaprirebbe le chance per via Giordano Bruno, e poi via Zongo, fino a via Castefidardo e via Mazza: vie di una bellezza unica che meriterebbero più attenzione».

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