Pesaro, colpo in casa da 30mila euro in gioielli: il ladro 60enne tradito da una goccia di sangue

Pesaro, colpo in casa da 30mila euro in gioielli: il ladro 60enne tradito da una goccia di sangue
Pesaro, colpo in casa da 30mila euro in gioielli: il ladro 60enne tradito da una goccia di sangue
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 8 Gennaio 2020, 10:51

PESARO - La traccia, una goccia di sangue. Quanto basta per mettere in moto gli inquirenti e risalire all’autore del reato. E se si parla di furti, dove spesso il cittadino ha la percezione di impunità dei responsabili, l’apertura di un processo come questo può lanciare un messaggio ben diverso. Il fatto risale al 2015 quando una coppia di ladri era entrata in un appartamento in via Corridoni, nella zona tra il centro e il mare, passando da una finestra. Ma proprio quel foro nell’infisso per crearsi un varco per aprire la maniglia, è stato fatale. Già perché il vetro appena tagliato, aveva provocato una ferita a uno dei ladri

LEGGI ANCHE:
A otto anni muore carbonizzata nell'incendio della casa in cui vive con la famiglia, in salvo la mamma e una sorella più piccola

Atti vandalici nell’area dei container del sisma al quartiere Vallicelle, è caccia ai teppisti


i trattava di professionisti in azione, in particolare l’imputato, un 60enne di origine sinti, residente nel Torinese, con diversi precedenti per reati simili. Erano venuti appositamente a Pesaro e studiato l’obiettivo per colpire a colpo sicuro e trovarsi un bottino importante. Una volta in casa infatti avevano messo tutto a soqquadro finchè non avevano trovato la cassaforte. L’avevano aperta sul posto e portato via tutto quanto c’era all’interno. Si parlava di anelli, orecchini e gioielli per il valore complessivo di circa 30mila euro. Insomma non un colpo banale. Ma c’era anche una pistola regolarmente denunciata, che il malvivente si è portato via durante il furto. Il fatto fu denunciato alla polizia che intervenne con la scientifica per le analisi del caso. Niente impronte, ma trovarono una goccia di sangue, sicuramente del malvivente. E visto che non si trattava di un incensurato, la banca dati ha fornito l’indicazione chiara di chi fosse il responsabile. Una volta rintracciato è finito a processo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA