PESARO - Erano stati arrestati a luglio scorso dai carabinieri, con l’accusa di sfruttamento della manodopera (il cosiddetto caporalato) nell’ambito della gestione degli autolavaggi. Approfittando del loro stato di bisogno, i quattro arrestati costringevano le vittime a turni massacranti, straordinari non pagati sotto minacce e continue sopraffazioni. Il tutto in cambio di stipendi da fame ben lontani dai minimi di legge e di rispetto della dignità umana che i dipendenti, tutti di nazionalità egiziana, erano costretti ad accettare per vivere.
Un risparmio sui salari oltre che sugli investimenti in termini di sicurezza delle aziende che avrebbe permesso agli indagati di guadagnare illecitamente circa 290mila euro in due anni, denaro mai versato ai dipendenti e nelle casse dell’Inps.
I Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Pesaro ed Urbino (operante all’interno dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Pesaro), a seguito di minuziosi accertamenti patrimoniali condotti sugli indagati e disamina della documentazione di indagine in loro possesso, dopo l’esecuzione delle misure restrittive della libertà personale avvenuta a luglio scorso, hanno messo così i sigilli a conti correnti, veicoli e quote societarie intestate agli indagati ed alla società.