Pesaro, bimbo morto di otite: «Niente
antibiotici, solo camomilla ed erbe»

Pesaro, bimbo morto di otite: «Niente antibiotici, solo camomilla ed erbe»
di Luigi Benelli
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Domenica 8 Settembre 2019, 04:45

PESARO - Bimbo morto d’otite, ecco le motivazioni della sentenza di condanna per i genitori. Pagine in cui emerge anche il ruolo dell’omeopata Massimiliano Mecozzi. Per lui il processo inizierà ad Ancona il 24 settembre. L’accusa è di omicidio colposo aggravato. 

Bimbo curato con l'omeopatia e morto di otite: condannati i genitori

Intanto Mariastella Olivieri e Marco Bonifazi, i genitori di Francesco, il bimbo di Cagli morto a 7 anni nel maggio del 2017 per un’otite degenerata in encefalite al Salesi dopo aver seguito una terapia a base di prodotti omeopatici, sono stati condannati a tre mesi, con pena sospesa. Per i giudici i genitori non avrebbero «esercitato l’obbligo di protezione nei confronti del figlio»
 
A loro, come riporta “Il Corriere della Sera” viene contestata la scelta «inadeguata e imprudente» dell’omeopata «come unica figura di riferimento nonostante la rigidità del professionista nell’approccio all’uso di terapie vaccinali e antibiotiche». I coniugi Bonifazi avrebbero quindi dovuto prestare «vigilanza e vaglio di attendibilità dell’attività svolta dal medico». E ancora: «Neppure la fiducia riposta nel medico, legittima e giustificata, può escludere un residuo obbligo di protezione nei confronti del minore». Questo perché le cure non stavano funzionando. In altre parole per i giudici avrebbero dovuto rivolgersi a un altro pediatra. Nelle pieghe della sentenza anche parole dure nei confronti dei metodi di cura di Mecozzi. L’otite che ha ucciso il piccolo Francesco poteva tranquillamente essere curata con normali antibiotici, aveva già rilevato il giudice per le indagini preliminari Paola Moscaroli. Insomma anche da queste motivazioni emerge che non è stato utilizzato antibiotico e che gli antipiretici sarebbero potuti essere somministrati solo se la febbre avesse superato i 43 gradi e nessun vaccino. Per curare l’otite del piccolo Francesco erano state concesse dall’omeopata soltanto camomilla, gelsemium, iperico e altre piante medicinali. 
Segnali preoccupanti
A parere dei giudici erano tanti i segnali che avrebbero dovuto convincere che la terapia naturale non funzionava ma quando i genitori si consultavano con Mecozzi lui rispondeva che anzi erano presagio di guarigione, compreso l’ascesso all’orecchio: «È segno che sta spurgando» avrebbe detto. Né si era allarmato quando la famiglia gli aveva descritto un bambino inappetente, spesso addormentato, la febbre fissa oltre i 39 gradi, la testa dolente, il volume della tv tenuto altissimo per la perdita dell’udito. Il 18 maggio, ultima data utile secondo i periti per intervenire con gli antibiotici, aveva accettato controvoglia di visitarlo, non gli aveva neppure alzato il cappellino per controllare il liquido purulento nelle orecchie. E li aveva persino rimproverati per averlo portato lì. L’avvocato della famiglia, Federico Gori, aveva annunciato che, conosciute le motivazioni, avrebbe presentato ricorso. L’avvocato infatti aveva precisato che il tema «è capire se i genitori, o comunque tutti coloro che offrono un ruolo di garanzia che ha a che fare con la salute di una persona che non ha capacità di autodeterminazione, dovranno o potranno continuare ad affidarsi solo alla medicina tradizionale oppure potranno provare a perseguire altre strade.

Ci sono quattro gradi, quattro livelli di legislazione che riconoscono le medicine alternative, come lo è l’omeopatia. Non sono genitori incoscienti, no vax o radicalizzati, sono normalissimi, tutti i loro bambini sono vaccinati, sono arrivati a Mecozzi in quanto nel suo campo era il più affermato e stimato».

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