Pesaro, locale chiuso per mancanza di personale. L'annuncio con un cartello. Le associazioni: «Mix di cause e stipendi fermi a 30 anni fa»

Pesaro, locale chiude per mancanza di personale. L'annuncio con un cartello. Le associazioni: «Mix di cause e stipendi fermi a 30 anni fa»
Pesaro, locale chiude per mancanza di personale. L'annuncio con un cartello. Le associazioni: «Mix di cause e stipendi fermi a 30 anni fa»
di Véronique Angeletti
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Mercoledì 14 Settembre 2022, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 08:17

ESARO “Siamo chiusi per mancanza di personale”: il cartello si trova affisso all’ingresso del “Banco Alcolico Pic nic Lab”, locale di viale Mosca, a Baia Flaminia, che offre poke, taglieri e piatti in vasocottura da consumare sul posto o con cestino in spiaggia. Ha aperto a ridosso dell’estate e alla fine di agosto ha iniziato a postare sui social avvisi di ricerca di personale: «Chiediamo aiuto. Ricondividi per aiutarci a trovare al più presto i nostri nuovi collaboratori». Poi ieri il cartello a cui si aggiunge un indirizzo mail per chi fosse interessato a lavorare con il “Banco Alcolico”. Un avviso che, purtroppo, non stupisce più di tanto le associazioni di categoria.

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Le osservazioni


«La carenza di personale nella ristorazione è un dato di fatto che ha pesato sulla stagione - spiega Davide Ippaso, segretario di Confcommercio - alla base un mix di cause che vanno dal reddito di cittadinanza a stipendi rimasti ancorati a 30 anni fa.

L’Italia è l’unico paese europeo che non ha avuto un aumento indicizzato degli stipendi. Poi, l’assenza di contratti formativi che consentono ad un minore di poter fare un tirocinio, d’imparare e d’innamorarsi di queste professioni. Ma è anche il risultato che stanno venendo a meno la voglia-gioia di lavorare». Per Ippaso, a pesare sulla decisione è l’incertezza dell’immediato futuro. «Gli imprenditori della ristorazione – rimarca – sono nella morsa del caro energia con bollette da capogiro. Inoltre sono in tanti a pagare i debiti contratti con lo Stato durante la pandemia per scongiurare l’effetto le conseguenze del lockdown e delle restrizioni Covid 19». Avverte: «Non trovare il personale è un segnale d’allarme che intercettiamo come Confcommercio e manifestiamo alla politica che, purtroppo, continua ad ignorare che le piccole aziende sono l’ossatura dell’economia e senza di loro il Paese entra in crisi». Il problema del personale lo vivono tante strutture. Titolari che si sostituiscono ai barman, ai camerieri e chef che devono fare a meno di sous chef. «Oltre al problema del reddito del lavoro troppo basso – interviene Alessandro Ligurgo, direttore provinciale Confesercenti – c’è anche l’assenza di prospettiva di crescita. Ossia bisogna offrire a chi vuole è disponibile a fare la gavetta delle opportunità. C’è anche il lavoro che sta diventando sempre più gravoso proprio perché non c’è personale. Come non va dimenticato che c’è anche chi si lamenta ma fa lavorare in nero falsando il mercato». 


I settori


Non è l’unico settore in crisi di personale. In quello dei trasporti, ad esempio, mancano gli autisti e si pone un problema di ricambio generazionale con un’età media di 45-48 anni. «Sono varie le cause della disaffezione dei giovani verso la cabina del camion» spiega Lucio Barattini, presidente del Consorzio Carp di Pesaro e portavoce nazionale Cna Trasporto. «Innanzitutto, c’è una difficoltà di accesso. Quando era obbligatorio il servizio militare, le Forze Armate erogavano patenti superiori mentre oggi costano caro e bisogna aggiungere una serie di certificazioni, come la Carta di Qualificazione del Conducente o ancora quella per le merci pericolose che necessitano tanti esborsi. Poi, oltre alla burocrazia, è un mestiere impegnativo dal punto di vista della famiglia». La soluzione? «Allargare la base, di fatto ci rivolgiamo sempre più alle autiste-donne». 


Alternanza scuola-lavoro


E poi c’è l’edilizia. «Il peggio – sottolinea Enrico Mancini della Mancini Costruzioni - è che non cerchiamo chi sappia lavorare ma chi abbia voglia di lavorare. Manchiamo di manovali e non riusciamo a formare nessuno. Un problema che dovremo affrontare: la Confartigianato lo ha fatto nell’alternanza scuola-lavoro. Ci siamo riusciti al Benelli per le estetiste, al Bramante-Genga per il legno, lo dobbiamo proporre per il settore edile». 
 

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