La storica lavanderia chiude dopo 26 anni: tutta colpa dello sfratto. Ecco cosa è successo

La storica lavanderia chiude: tutta colpa dello sfratto. Ecco cosa è successo
La storica lavanderia chiude: tutta colpa dello sfratto. Ecco cosa è successo
di Miléna Bonaparte
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Domenica 5 Febbraio 2023, 03:15 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 10:45

PESARO -  Dopo 26 anni, chiude un abituale negozio di via Luca della Robbia, punto di riferimento e luogo d’incontro, dove fare anche quattro chiacchiere, per chi vive in centro storico e zona porto. Perché nella sua tintoria LavaIndossa Federica Angeli, 54 anni, con accanto la mamma Anna Paola, tra vestiti, lenzuola, coperte e piumoni si trovava spesso a lavare via anche le preoccupazioni quotidiane dei suoi numerosi clienti, ai quali non mancava mai di restituire insieme agli abiti puliti un incoraggiante ”andrà tutto bene“. 


Che cosa è successo


Ma così non è stato per lei, storica titolare dell’ultimo presidio di una catena di tintorie, approdate in città da Rimini negli anni ‘80, che a settembre scorso ha ricevuto lo sfratto esecutivo dal proprietario dei locali per ritardi nel pagamento dell’affitto.

E mercoledì mattina è stata costretta a restituire le chiavi con tutti i capi incellofanati da consegnare ancora dentro il negozio. L’ufficiale giudiziario non ha voluto sentire ragioni, entro il 22 febbraio la signora Angeli dovrà liberare il locale dalla merce e per concordare un giorno di ritiro insieme all’affezionata clientela avrà a disposizione soltanto un’ora alla settimana. 


Triste epilogo di una china irrefrenabile che ha soffocato l’attività commerciale a partire dalle chiusure durante la pandemia, fino alle bollette esorbitanti del metano e della luce per il caro energia che hanno mandato all’aria 40 anni di lavoro, una lunga tradizione di famiglia ereditata dai nonni. Un settore, quello delle lavanderie, dove le utenze sdrenano perché si consumano gas e acqua a livelli molto alti. E se ci si mette anche un affitto di 900 euro al mese è facile alzare bandiera bianca. 
«Le persone ci chiamano preoccupate non solo per i loro indumenti, ma anche per me e la mamma che ci siamo ritrovate all’improvviso senza il nostro negozio - racconta Federica Angeli, tre figli e un diploma all’istituto alberghiero Santa Marta -, non sappiamo come fare, il proprietario, un noto imprenditore locale, non ci dà neppure il tempo necessario per portare via tutto e consegnare i capi lavati ai nostri clienti». 


Dietro il piglio combattivo e la forza d’animo, la titolare non riesce a contenere l’amarezza: «Ho lavato i panni di bambini e ragazzi che oggi sono diventati adulti - fa notare -, un’esperienza che era diventata parte della vita cittadina qui in zona centro, vicino alla chiesa del porto. Dopo tanti anni oggi ci accorgiamo di essere soli in questa città che molti anni fa ci ha accolti e che ancora tanto amiamo. C’è stato lavoro anche per il Rof, hotel e ristoranti. La nostra lavanderia era un punto di riferimento, ho sempre cercato di avere una parola gentile per tutti e la gente non ci ha mai abbandonato».


Lo sfratto, stando a madre e figlia, sarebbe partito per il mancato saldo di 200 euro rispetto al canone di locazione ritenuto dalle stesse troppo esoso: «Abbiamo sempre versato un affitto più alto del dovuto per 70 metri quadrati in centro - sottolinea Federica Angeli -, nella zona di solito si pagano dai 600 ai 700 euro al mese, finora siamo riusciti a fronteggiare l’onere di 900 euro, ma di recente con la crisi per il Covid e l’aumento delle spese energetiche non abbiamo più potuto saldare tutto e per soli 200 euro, invece di venirci incontro, il proprietario ci ha trascinate in Tribunale. Abbiamo perso la causa, è stato confermato lo sfratto e in maniera umiliante siamo costrette a liberare tutto».


La speranza


Ma una speranza resta, trovare dei colleghi che vogliono rilevare la lavanderia insieme alla titolare per mettersi in società e fronteggiare insieme tutte le spese, impedendo così che l’ennesimo storico negozio del centro scompaia per sempre. 
 

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