Pesaro, assalto al portavalori: rapinatori
fuori controllo sotto effetto della cocaina

Pesaro, assalto al portavalori: rapinatori fuori controllo sotto effetto della cocaina
di Simonetta Marfoglia
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Mercoledì 28 Novembre 2018, 10:19

PESARO - Un assalto sotto l’effetto della coca, o di qualche altra sostanza eccitante, dopo aver seguito il furgone tra uno spostamento e l’altro. E’ quanto sospettano gli inquirenti per l’agguato all’uomo di fiducia della Dml fuori dal parcheggio del Trony lunedì mattina. Una sparatoria d’eccessi come non se ne vedevano a Pesaro da oltre 20 anni.
 



«Tocca riavvolgere il nastro della memoria e tornare ai tempi della rapina in banca in Ponchielli o ancora prima ai Savi e della Uno Bianca - dicono alla polizia -: morte, sangue e terrore». Terrore e sangue si sono sparsi, fortunatamente è mancato il morto, ma solo per il sangue freddo del massiccio e addestrato bodyguard. Ed è questo che non, torna se ad eseguire il colpo fosse stato un commando di professionisti con un piano studiato a tavolino.
 
 


Sicuramente la rapina non è stata improvvisata: l’anonimo furgone Hyundai non è certo la prima volta che fa sosta vista Trony. Ogni lunedì arriva per la consegna dell’incasso del weekend e così può capitare anche altre volte durante la settimana.
 
Ma il lunedì è un appuntamento fisso della tarda mattinata, a maggior ragione l’altro giorno fresco di conclusione e soldi del Black Friday (oltre 35mila euro) da consegnare in una banca vicina. Il metodo è semplice: l’uomo di fiducia arriva nei punti di rivendita Trony, saluta, prende la borsa con il denaro, esce e porta l’incasso in una vicina banca. Così città per città. Lunedì per esempio, prima che alla Torraccia si scatenasse un incubo sotto forma di proiettili, il furgone Hyundai era già stato a Pescara e poi ad Ancona e via a risalire. E non è detto che i banditi della Giulietta (auto rubata in Puglia e ritrovata poco dopo sempre nella zona della rapina) non lo avessero già seguito in tutti i suoi spostamenti aspettando il momento buono per colpire. 
Monitorato
Movimenti probabilmente monitorati da diverse settimane, studiando comportamenti e abitudini. Una preparazione quella dei malviventi a cui non ha però corrisposto una lucidità d’azione. Lunedì alle 12.25 sono scesi in due dalla Giulietta scura: uno impugnava la mazza con cui tentava di sfondare il lunotto, l’altro aveva la pistola da cui sono partiti i quattro colpi. Che dovevano solo intimorire e non essere esplosi. Ma la reazione ferma della vittima che si è rifiutata di consegnare la borsa con il denaro (e alla fine anche la beffa perchè i banditi hanno preso quella sbagliata) ha spiazzato i rapinatori che hanno perso la testa premendo il grilletto con spari in sequenza.
Causa-effetto
Un causa-effetto che ha lasciato interdetti gli stessi investigatori - le indagini sono affidate alla pm Silvia Cecchi e alla squadra nobile - tanto da far supporre che prima di agire, per tirarsi su, possano aver preso qualche sostanza. Gli accertamenti proseguono ascoltando testimonianze, visionando i video, analizzando quanto trovato all’interno della Giulietta.

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