PESARO - Oltre 5000 contratti bruciati in un anno, lavoro grigio e correttivi. I sindacati riflettono sui numeri del centro per l’impiego di Pesaro. Alla fine del 2020 i disoccupati erano 11.303 contro i 10.448 del 2019. Quanto ai nuovi contratti si passa dai 26.775 del 2019 ai 21.334 del 2020. «Sono dati negativi – spiega Roberto Rossini segretario Cgil – uscivamo da un periodo di crisi e la pandemia ha ingenerato effetti negativi. Chi ne ha fatto le spese sono lavoratori precari del turismo ma anche della manifattura».
Prosegue Rossini: «Le aziende si trovano in condizioni di incertezza e non programmano perché non sanno cosa potrà accadere nei prossimi mesi.
Ecco allora che nel 2020 sono stati fatti 5400 contratti in meno. Quelli a tempo indeterminato sono stati 1863 contro 2.473 dell’anno prima. Il tempo intermittente ha registrato 4238 contratti nel 2020 contro i 6261 dell’anno prima. I Cococo sono stati 565 mentre quelli a tempo determinato sono la maggioranza con 11.686 contro i 13.459 dell’anno precedente. «Entro il 31 gennaio come sindacati riceviamo le notifiche delle aziende che hanno richiesto contratti di somministrazione – spiega Maurizio Andreolini, segretario Cisl – se nel 2019 si registravano picchi di lavoro che necessitavano di assunzioni, ora abbiamo almeno un 70% in meno di richieste. E vale anche per la manifattura. È lo specchio di quanto accade in provincia. Sicuramente ci sono delle fette di lavoro grigio dove dei part time vengono trasformati in tempi pieni con pagamenti fuori busta o situazioni simili. Ma viviamo in una bolla e in primavera sapremo quali saranno i reali effetti della pandemia. Quello che serve è una ripartenza dei cantieri, degli investimenti che possano far avviare lavori in edilizia e a cascata su tutti i segmenti economici. I fondi europei potranno segnare una fase di recupero e sviluppo».
Paolo Rossini, segretario della Uil nota come «tanti lavoratori oggi sono nell’incertezza perché se a fine anno i contratti venivano interrotti per essere ripresi a gennaio, oggi abbiamo schiere di persone in attesa. Così cala l’occupazione, serve un nuovo impulso all’economia del territorio».
C’è un ultimo aspetto, la cassa integrazione. Silvia Cascioli, del patronato Cgil parla a questo proposito di una «calma apparente prima della tempesta di primavera. Oggi le persone ci chiedono soprattutto se ci saranno altri bonus nei prossimi decreti. Tanti contratti sono già scaduti e anche la cassa integrazione è un problema. Ci sono artigiani che devono percepire i fondi Fsba di ottobre, novembre e dicembre. Parliamo -. evidenzia - di una platea di 7-8000 lavoratori indietro con gli stipendi».
Per poi concludere: «E’ un momento difficile e siamo particolarmente preoccupati. Parliamo di un contesto di mancati rinnovi di contratti che possono generare lavoro nero, senza tutele e diritti di persone disperate in cerca comunque di uno stipendio per andare avanti».