Pesaro, addio all'Italia, resta nel caveau
in Svizzera il quadro attribuito a Leonardo

Pesaro, addio all'Italia, resta nel caveau in Svizzera il quadro attribuito a Leonardo
di Luigi Benelli
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Giovedì 30 Maggio 2019, 07:05
PESARO - Il quadro di Leonardo resta in Svizzera. Il Tribunale federale ha infatti deciso che il «Ritratto di Isabella d’Este» attribuito a Leonardo da Vinci non si muoverà dal caveau dove si trova attualmente. Non solo, tornerà nella disponibilità di Bibi Cecchini, la pesarese proprietaria del dipinto valutato 140 milioni di franchi. I giudici di Losanna hanno dato ragione alla proprietaria del quadro, negando la confisca e la consegna alle autorità italiane e ribaltando le decisioni sia del Ministero pubblico ticinese che del Tribunale penale federale. Dunque la rogatoria non può essere accolta e alla domanda di confisca non può essere dato seguito.
  
L’Italia nei mesi scorsi aveva chiesto la restituzione del dipinto. Il ministero di grazia e giustizia italiano aveva inviato una lettera a quello di Berna sollecitando la restituzione dell’Isabella d’Este. Il tutto dopo che la Cassazione ha condannato in via definitiva a un anno e due mesi Emidia Cecchini per esportazione illecita. Ora il Tribunale federale mette nero su bianco e ordina “di rifiutare la rogatoria e i relativi complementi, di respingere la domanda di restituzione del dipinto e di revocare il sequestro”. E ancora la sottolineatura: “La causa viene rinviata al Tribunale penale federale affinché rifiuti la domanda di assistenza giudiziaria, ordini il dissequestro del dipinto litigioso”. “Non vi è alcun caso dove un bene culturale sarebbe stato restituito sulla base di una semplice violazione di un divieto di esportazione estero”. Si dice anche che il dipinto è “appartenente alla ricorrente e non allo Stato richiedente, che non ha addotto che l’opera litigiosa figurerebbe in un inventario italiano”. E fa un inciso importante verso l’Italia: “La ricorrente sostiene infine che lo Stato estero tenterebbe di diventare proprietario di un’opera privata utilizzando pretestuosamente la procedura di assistenza giudiziaria internazionale”. L’avvocato Fabio Garaventa difese Emidia Cecchini al processo di primo grado, poi mise in contatto Bibi con gli avvocati svizzeri per impedirne la confisca. “Professionalmente molto soddisfatto per aver condotto la Cecchini ai legali Weber e Generali per il successo definitivo. In Italia abbiamo fatto cadere l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’esportazione illecita. Sulla base dei mandati ricevuti ho contribuito a costruire l’architettura dei vari passaggi di questa vicenda”. L’opera è stata sequestrata dalla Guardia di Finanza in un caveau a Lugano per un giro di esportazioni illecite di opere d’arte. Era il 2015. Da allora si sono svolti tutti i tre gradi di giudizio. E durante questi mesi di battaglie giudiziarie, i tribunali svizzeri hanno disposto che il quadro fosse custodito in Svizzera con la massima sicurezza e segretezza.
 
Un fondo inglese con finanziatori arabi era disposto a spendere 130 milioni di euro per averlo. L’esame al carbonio 14 lo data al XVI secolo, per alcuni studiosi c’è la mano di Leonardo almeno nel volto. Cecchini ha sempre sostenuto che fosse in Svizzera, ereditata dal padre. Ma le procure hanno dimostrato il contrario, con perizie fatte in Italia per la datazione dell’opera, in particolare a Modena. A febbraio 2017 la Cassazione ha confermato l’ordine di confisca dell’opera. Ma questa nuova sentenza azzera tutto.
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