Pergola, eredità contesa tra badante e tutore: condannato il vicino che ha rubato i 30mila euro sepolti in giardino

Pergola, eredità contesa tra badante e tutore: condannato il vicino che ha rubato i 30mila euro sepolti in giardino
Pergola, eredità contesa tra badante e tutore: condannato il vicino che ha rubato i 30mila euro sepolti in giardino
di Luigi Benelli
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Martedì 29 Ottobre 2019, 04:50 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 09:31

PERGOLA - Un escavatore in giardino a caccia di soldi. L’immagine è molto evocativa ma del resto quando si parla di trentamila euro in contanti sotterrati nel terreno davanti casa, c’è poco spazio per i ragionamenti. E per lavorare di fino. Soprattutto se quei soldi fanno parte di una eredità contesa tra la badante e il vicino di casa. Un fatto che è finito in tribunale, dinnanzi al giudice monocratico che ieri ha emesso la sua sentenza.

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La storia è articolata ed è avvenuta tra Pergola e San Lorenzo in Campo dove un anziano, ex agricoltore, aveva disposto in un testamento di dividere i suoi beni, al 50%, tra il vicino di casa, che poi sarebbe diventato il suo tutore di sostegno, e la donna che lo aveva accudito negli ultimi anni di vita. Tutto molto chiaro? Tutt’altro, perché una confidenza ha permesso la scoperta di alcuni barattoli con banconote da 50 euro. Non proprio poche. Ma di fatti ne sono successi, tanto che il vicino di casa è finito alla sbarra con l’accusa di furto aggravato, appropriazione indebita e minacce verso la badante. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe approfittato del rapporto fiduciario instaurato con l’anziano e si sarebbe impadronito di alcune somme di denaro. In particolare l’anziano aveva confessato di aver seppellito in una busta di nylon due barattoli di vetro con all’interno 30mila euro divise in banconote da 50 euro.
 
Secondo le carte, un giorno sarebbe arrivato accompagnato da un parente con un piccolo escavatore per dissotterrare i barattoli e prendere i soldi. Il giorno seguente avrebbe versato in banca oltre 27 mila euro. L’accusa ha contestato quindi il furto e di aver cagionato all’uomo un danno patrimoniale di grave identità. Il tutto aggravato dall’abuso di relazioni domestiche visti i rapporti amichevoli con la vittima. Tra i capi di imputazione anche l’appropriazione indebita di 22 mila euro. Ma l’uomo era stato delegato alla riscossione della pensione e quindi munito di procura per operare sul conto dell’anziano. Sono stati contestati alcuni prelievi in contanti e assegni versati sul proprio conto. Infine le minacce alla badante che pretendeva la propria parte di eredità dicendole “ti mando nel tuo paese senza pelle”. 

L’accusa ha ripercorso tutte le fasi dell’indagine, ricordando le testimonianze di imputato, di chi ha scavato materialmente in giardino e della parte offesa. Contestando quindi il fatto di aver svuotato i conti del povero anziano. Poi ha formulato la richiesta di 4 anni e 6 mesi di condanna. La difesa, rappresentata da Adriano Blasi, ha ricordato la divisione testamentaria al 50% tra la badante e l’amico di vecchia data. E che al momento del ritrovamento dei 30 mila euro, l’anziano avrebbe detto che la badante aveva già avuto la sua parte. Rispetto agli assegni l’accusa è caduta per alcuni elementi soggettivi rispetto alla procura ricevuta per la cura dell’anziano e alla manutenzione della futura cappella di famiglia.

Il giudice ha quindi condannato l’uomo per furto e minacce a 3 anni e 2 mesi. 

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