PERGOLA - Tra i non vaccinati c’è anche il popolo dei non vaccinabili. In Italia, sono circa 300mila. Persone che con una documentazione clinica riconosciuta hanno ottenuto un certificato di esenzione dal vaccino anti Covid-19. Un’esenzione che Liana Pieragostini di Pergola, 54 anni, chiede a gran voce. «Ho rischiato di morire – spiega - quando avevo solo 2 anni per colpa del vaccino antivaiolo, non posso rischiare oggi di nuovo la mia vita con il vaccino anti coronavirus».
A supporto della sua richiesta, la sua cartella clinica in cui, il 15 novembre 1969, come diagnosi di uscita, il dottore Angiò stabilì che la bimba fosse guarita da un’encefalite post vaccinale. Documentazione sottoposta al direttore responsabile dell’Unità Operativa complessa Igiene, Sanità Pubblica e Prevenzione Malattie Infettive dell’Area vasta 1 Augusto Liverani che tuttavia «non identifica delle condizioni cliniche tali da documentare delle controindicazioni in maniera permanente o temporanea per vaccinarsi contro il Covid».
Liana deve vaccinarsi o in alternativa, per poter lavorare, fare un tampone ogni 48 ore. «Questa situazione è inammissibile – protesta il marito -. Nella cartella clinica è stato chiaramente indicato che mia moglie da piccolina è stata gravemente malata per colpa del vaccino contro il vaiolo. Dopo una vita che il suo medico vieta qualsiasi vaccino, adesso è costretta a vaccinarsi». Interpellato sulla sua decisione negativa comunicata il 20 ottobre scorso, il dottor Liverani conferma che «in base alla documentazione prodotta non ha ravvisato alcuna controindicazione alla vaccinazione». L’esenzione è oggetto di una specifica circolare ministeriale che precisa che la certificazione viene rilasciata per chi ha avuto un problema di salute tra la prima e la seconda dose (come una reazione allergica alle componenti del vaccino, o casi molto rari di sindrome di Guillain-Barré, miocardite e pericardite). Anzi. Nel caso di Liana si va a paragonare il vaccino anti Covid 19 di nuovissima generazione al vaccino contro il vaiolo, un vaccino con virus vivo attenuato, obsoleto e non più in uso dal ‘72, mentre la circolare del Ministero precisa addirittura che «la presenza di una controindicazione ad uno specifico vaccino non esclude la possibilità che possano essere somministrati altri vaccini disponibili».
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