Sfarzo sul sagrato del duomo per Pandolfo e Paola Bianca. Il matrimonio medievale diventa uno spettacolo in piazza

Sfarzo sul sagrato del duomo per Pandolfo e Paola Bianca. Il matrimonio medievale diventa uno spettacolo in piazza
Sfarzo sul sagrato del duomo per Pandolfo e Paola Bianca. Il matrimonio medievale diventa uno spettacolo in piazza
di Massimo Foghetti
3 Minuti di Lettura
Lunedì 4 Luglio 2022, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 07:40

FANO Ad ammirare il dolce viso di Paola Bianca riprodotto sulla pietra sul suo monumento sepolcrale attribuito a Filippo di Domenico, si comprende come Pandolfo III Malatesti se ne fosse innamorato.

 La sua tomba oggi posta sul portico della chiesa di San Francesco è la più bella di tutte le tombe malatestiane, perfino di quella di Pandolfo stesso realizzata dal figlio Sigismondo grande cultore della bellezza classica e delle arti. Paola Bianca, quando sposò il signore di Fano era già al suo secondo matrimonio; in precedenza giovanissima era andata in nozze a Sinibaldo Ordelaffi, signore di Forlì, che era deceduto, probabilmente avvelenato dai nipoti Pino Ordelaffi e Cecco che aspiravano alla successione (1386).


Le vicende dei Malatesti


Due anni più tardi avvenne il matrimonio con Pandolfo, signore di Fano, la cui cerimonia, i fasti, gli abiti, le danze, sono stati rievocati con grande rigore storico durante il Palio delle contrade che per lo scorso fine settimane ha immerso di nuovo Fano nel Medioevo. Non un Medioevo di miserie e di povertà, bensì un periodo aureo in cui brillarono le fortune, la cultura e le armi del casato dei Malatesti e di conseguenza anche il tenore di vita dei suoi sudditi. Paola Bianca era una Malatesti anch’essa, cugina di Pandolfo III, figlia di Pandolfo II e Paola Orsini; purtroppo anche lei morì anzitempo e sebbene Pandolfo ebbe ancora due mogli il suo ricordo rimase incancellabile; lo testimonia il grandioso epitaffio funebre che il marito fece scolpire nel profondo presbiterio della chiesa primitiva. 
La rievocazione del matrimonio con tanto di corteo e cerimonia sul sagrato del duomo, ha caratterizzato la seconda giornata del palio, con la consulenza della professoressa Anna Falcioni, docente di storia medioevale all’università di Urbino e presidente del Centro Studi Malatestiani e la regia di Aldo Castellani. 

La festa 


Terminata la cerimonia è esplosa la festa: di nuovo gli sbandieratori della Pandolfaccia hanno invaso piazza Venti Settembre, destando l’ammirazione del pubblico con la loro destrezza e abilità nel far volteggiare i vessilli, alternandosi con il gruppo degli sbandieratori Fahnenschwinger di Rastatt; suggestivo anche lo spettacolo offerto dai falconieri “Le ali della terra” di Senigallia. In realtà non si è esibito alcun falco, ma i richiami che hanno spinto i gufi originari di diverse parti del mondo a planare sui supporti posti in diversi punti della piazza, hanno destato curiosità e ammirazione, soprattutto le evoluzioni di un bel gufo reale hanno suscitato applausi. 
Non meno attraente è stata la ricostruzione della vita medioevale all’interno della corte malatestiana, dove la riproduzione delle ceramiche malatestiane di Laura Lippera sono apparse come vere opere d’arte. Probabilmente il prossimo anno l’evento non si chiamerà più, ci ha confessato Fabio Fratesi presidente della Pandolfaccia, il Palio delle Contrade, ma più probabilmente il Palio della Fano dei Malatesti. Un distinguo doveroso e più che opportuno. 
Massimo Foghetti

© RIPRODUZIONE RISERVATA