Bonifiche ignorate, censimento mai fatto. Denuncia della presidente Sacchi (Ona): «Amianto a Pesaro, silenzio assordante»

L'albero piantato dall'Osservatorio nazionale amianto (Ona)
L'albero piantato dall'Osservatorio nazionale amianto (Ona)
di Gianluca Murgia
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Venerdì 29 Aprile 2022, 06:20

PESARO - L’ultima mail è datata 23 marzo. L’unica risposta ricevuta fino ad oggi? Da Asur. Comune di Pesaro e Regione Marche non pervenute. «Sembra che l’amianto non interessi a nessuno, le istituzioni sono sorde» spiega Elisabetta Sacchi, presidente dell’Osservatorio nazionale Amianto.  Eppure, in quelle righe scritte, spedite e rispedite più volte alle istituzioni l’allarme è chiarissimo: «È necessario agire ora, credo che di tempo dal 1992 ad oggi, ne sia stato speso abbastanza inutilmente. Se nel passato i lavoratori di produzione sono stati i soggetti più a rischio oggi è l’intera popolazione a essere esposta a causa della vetustà di questi manufatti edili che nel corso degli anni perdono di compattezza rilasciando fibre che possono causare gravi malattie. Purtroppo non si ha la percezione del rischio perché i tempi di latenza di queste patologie sono molto lunghi, dai 20 ai 50 anni».

Ma l’amianto è un killer silenzioso: quando entra nei polmoni parte un conto alla rovescia inesorabile. Diversi gli esempi elencati da Ona. Il primo: il fabbricato con copertura in cemento-amianto «in via G. Mirabelli, zona Cimitero centrale. Il Comune, in quanto proprietario, doveva eseguire entro un anno a partire dal gennaio 2021 l’intervento di bonifica. Tuttora nulla è stato eseguito. La gente continua ad essere esposta al rischio di potersi ammalare, ci sono abitazioni e la zona trafficata». Ma i casi cittadini sono molteplici: il manufatto di Muraglia tra via Compagni e via Terzi (la richiesta di bonifica, mai eseguita, è del 2015. A vuoto anche le due successive ordinanze del Comune), a Tombaccia «l’apertura dell’asilo autorizzata dal Comune in una zona monitorata da Asur per l’alta presenza di coperture in amianto» e ancora, come ricorda l’Ona, «il mobilificio ex Nava di Villa Fastiggi, che ha una enorme copertura in Eternit e dove si sono sviluppati già diversi incendi. Senza dimenticare la zona IperCoop». 

«Serve un progetto vero»
Sacchi, portando alla luce nuovi casi pesaresi e non solo di mesotelioma, chiede «un vero e proprio progetto politico e tecnico per garantire le bonifiche». Il problema? La Legge 257/1992, pur mettendo al bando l’amianto, ha disposto l’obbligatorietà delle bonifiche solo per l’amianto friabile. L’unica risposta è arrivata alle mail di Ona e quella del direttore medico Servizio igiene e Sanità pubblica di Asur, Area vasta 1: «Il censimento amianto era un obiettivo del piano regionale amianto approvato con Dgr 30/12/1997. Le allora Asl avevano il compito di inserire i dati provenienti dalle schede di autonotifica sul database Regionale. Il censimento amianto non è mai stato di competenza del dipartimento di prevenzione ma il database è Regionale». La richiesta aspetta risposte dalla Regione Marche. 
«Per quanto riguarda i manufatti di proprietà comunale come per i privati - ha concluso la dottoressa Pesaresi - devono essere sottoposti al programma di valutazione e controllo ai sensi del D.M. 06/09/1994. Noi svolgiamo la nostra attività assiduamente e molti interventi di bonifica sono stati effettuati negli anni». Ieri, per la Giornata nazionale delle vittime dell’amianto, la presidente Sacchi è intervenuta in Regione in un convegno organizzato con altre associazioni locali. 

Le richieste
«C’è un silenzio assordante - sottolinea Sacchi -. Pare che l’amianto non interessi a nessuno, dalle istituzioni ai cittadini. Da mesi chiediamo al Comune di Pesaro un incontro per monitorare la situazione locale ma la risposta è sempre la stessa: silenzio, nessun dialogo. Serve un lavoro in team, noi siamo a disposizione. Ribadisco che il sindaco è il responsabile della salute dei suoi cittadini e il consiglio comunale condivide questa responsabilità. Chiediamo alla Regione una mappatura dei manufatti a rischio, si chiede al Comune di intervenire nei siti in cui è evidenziato già un pericolo».

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