Omicidio a Pesaro, lo choc del direttore di Sonàrt Arcangeli: «La musica era la vita di Pierpaolo». Le lacrime degli amici di Salotto Cavour

Lavorava nell’edilizia, suonava la tromba e studiava chitarra

Omicidio a Pesaro, lo choc del direttore di Sonàrt Arcangeli: «La musica era la vita di Pierpaolo». Le lacrime degli amici di Salotto Cavour
Omicidio a Pesaro, lo choc del direttore di Sonàrt Arcangeli: «La musica era la vita di Pierpaolo». Le lacrime degli amici di Salotto Cavour
di Gianluca Murgia
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Mercoledì 22 Febbraio 2023, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 15:12
PESARO - «Non c’è giorno in cui non penso alla morte, non c’è giorno in cui non vivo la vita». Senza contesto, Instagram, è uno schiaffo in faccia capace di spazzare via in un attimo ogni citazionismo, ironia e leggerezza. Quelle di un bravo ragazzo, quelle che provava ad avere Pierpaolo Panzieri. Quel suo post, datato 19 agosto 2020, davanti a un bicchiere di vino, con gli occhiali da sole allungati sul naso e lo sguardo serio ma non troppo, oggi è un brivido che scorre lungo foto e frasi, parole e immagini, like e commenti. «Noi siamo sotto choc da questa mattina» racconta Alessio Arcangeli, direttore di Sonàrt, scuola di musica collegata all’Orchestra Sinfonica Rossini che Pierpaolo frequentava dall’anno scorso per imparare a suonare la chitarra.  

Dedizione e leggerezza


La musica, del resto, era da sempre la sua grande passione visto che fin da ragazzino aveva imparato a suonare la tromba. Una sensibilità che si bilanciava con la durezza del suo lavoro da “tagliatore di cemento” insieme a babbo Pietro e al fratello Gianmarco. Una vita non facile. Ecco, se i social sono un microcosmo di emozioni e sentimenti, a volte fragili copia-incolla o semplicemente figli del momento, quelli di Pierpaolo, il ragazzo che ha perso la vita a soli 27 anni, in una nebbiosa notte di febbraio, pugnalato da un amico traditore, dopo una cena consumata insieme dentro le mura della sua nuova casa, provocano dolore. Dolore per la mamma Daniela, per la famiglia e per gli amici del locale di via Cavour, Salotto Cavour (dove, ancora oggi, conservava dei legami stretti e organizzava iniziative con la scuola Mengaroni che aveva frequentato), il suo centro di gravità permanente. «Non vogliamo dire nulla» ripetevano, ieri, gli amici. Sia per quel dolore, sia perché c’era e c’è una complicata indagine in corso. C’era chi piangeva a dirotto, come Stefano, e chi tentava di consolarlo. «Erano amici da una vita, unitissimi - spiega una ragazza - a Pierpaolo si voleva bene per forza». Si sarebbero dovuti riunire tutti insieme sabato scorso, a cena, nella sua nuova casa. Restano, allora, sullo sfondo quei post che raccontano dei momenti belli, della vacanza a Polignano, della barba lunga da piena ondata Covid, del cane Tea, della pesca, degli amici di sempre e dell’amore per la musica. «Pierpaolo era un ragazzo tranquillissimo - ricorda ancora Arcangeli - che amava la musica, che ci teneva tantissimo, sempre preciso, tranquillo, amabile: veramente bravo. Da allievo aveva ripreso a studiare da noi lo scorso novembre, nella sede di via Senigallia. Amava la musica pop-rock. Apprendeva velocemente. A giugno avrebbe fatto il saggio. Non ci sono parole per spiegare quello che abbiamo provato quando abbiamo saputo della sua morte così atroce. Vogliamo stringerci in un abbraccio alla famiglia e agli amici. Questo allevia solo un po’ le nostre lacrime». Pierpaolo sarebbe tornato a lezione oggi. Saul Salucci, direttore dell’Orchestra Sinfonica Rossini, è scosso: «È stato un duro colpo». 
 

L’attività di famiglia


Pierpaolo era di fatto il titolare della ditta TaglioCemento, aveva preso in mano l’attività di famiglia con il padre Pietro e il fratello Gianmarco, con i quali lavorava nel campo delle demolizioni controllate, meccaniche, manuali, taglio del cemento, carotaggio e perforazioni, consolidamenti, inghisaggi e ancoraggi.

Un’attività complicata quanto faticosa, itinerante, con problemi avuti in passato, poi risolti, e di grande impegno in questi ultimi mesi. Arcangeli conclude: «Molti ragazzi, anche grandi, lavorano e si ritagliano il tempo per questa passione. Sapevo che Pierpaolo studiava privatamente tromba ma non era diplomato. Non era la sua professione, era solo la sua grande passione. Con grande dedizione, a conciliare tutto. Scambiavamo sempre due parole prima di ogni lezione. Ora è difficile, non ci capacitiamo ancora». 

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